Dal prossimo 16 dicembre al 12 febbraio 2017 al MUSE, il Museo delle Scienze di Trento progettato dallo stimato architetto Renzo Piano, apre la mostra "Arborea - I monumenti vegetali di Federica Galli e Beth Moon". La retrospettiva nasce da un progetto della Fondazione Federica Galli di Milano e si focalizza sul connubio tra i monumentali alberi incisi ad acquaforte dalla Galli e i colossi naturali fotografati dalla Moon. Abbiamo intervistato Lorenza Salamon, Presidente della Fondazione Federica Galli, e Tiziano Fratus, poeta, scrittore, "cercatore di alberi" e inventore dell'alberografia, per farci raccontare dell'evento.

Come è nata l'idea della mostra?

Lorenza Salamon: È stata un’intuizione. Osservando e conoscendo il lavoro di entrambe si comprende quanti punti in comune abbiano, sebbene non siano mai entrate in contatto. Abbiamo notato la similitudine nello sguardo rivolto alla natura, pur senza travisare la personalità artistica dell’una e dell’altra, identità chiara e distinta per entrambe. Poi sono emerse una serie di altre similitudini come l’uso di una tecnica seriale: l’acquaforte per Federica Galli, la fotografia per Beth Moon. La cura, a tratti maniacale, degli strumenti, dei materiali e del metodo di lavoro. La scelta di procedimenti che danno vita a opere longeve dal punto di vista della conservazione, assolutamente inusuale, oggi giorno, epoca caratterizzata dalla tendenza degli artisti di ricorrere a materiali poco durevoli.

La volontà di dare ascolto alla propria sensibilità e al proprio sguardo, ma con una coscienza razionale che le ha indotte a inquadrature perfette, senza sbavature, senza eccessi, e ridondanze. All’uso del bianco e nero, sebbene la Moon talora fotografi di notte e a colori.

Quali significati racchiudono gli alberi di Federica Galli e Beth Moon?

Lorenza Salamon: Una visione del mondo che si manifesta nel pieno rispetto della natura e degli alberi. La consapevolezza del loro valore. La testimonianza della loro esistenza. Ma anche una lentezza, un ascolto e un passo che le stesse tecniche di osservazione artistica e di realizzazione delle opere alimentano e richiedono.

Come sarà l'allestimento?

Lorenza Salamon: L’allestimento è stato affidato a Michele Piva, architetto specialista in progetti museali. Sarà un labirinto che simula il bosco, realizzato in modo da coinvolgere il visitatore, conducendolo in un sentiero virtuale. Un bosco “avvolgente come una madre”, per seguire il testo dello scrittore e dendrosofo Tiziano Fratus, che ha curato il percorso narrativo della mostra.

Il MUSE è un museo di storia naturale all'avanguardia: cosa aggiunge la mostra al suo percorso didattico e di successo?

Tiziano Fratus: La mostra tenta di colmare una distanza che esiste fra esposizione scientifica e intuizione poetica. Il rigore della matematica, della tecnica e della conoscenza in discipline scientifiche vengono ancora, purtroppo, poste in alternativa netta alla capacità dell’Arte, delle lettere, della musica, e di tutte le altre forme di espressione di cogliere aspetti che la descrizione chirurgica annienterebbe.

E’ un errore, a nostro parere, continuare a protrarre questo contrasto. È al contrario un dato evidente quanto la scienza abbia bisogno della poesia e la poesia della scienza. I nuovi musei hanno compreso quanto sia sciocco continuare a manifestare una superiorità dell’arte nei riguardi della tecnica, o delle conoscenze, così come una ricerca scientifica che respinga la poesia, l’ammirazione, la descrizione fantasiosa di quel che accade intorno e dentro di noi. "Arborea" è un tassello che tenta di ridurre le distanze, offre al visitatore l’opportunità di ammirare come talune anime sappiano illustrare, raffigurare, trasformare la visione dei grandi alberi-monumento, gli abitanti ultrasecolari e ultramillenari, i più grandi e antichi ospiti delle terre emerse. Lo fa con una fotografa fra le più apprezzate degli ultimi anni, e con una artista italiana che non si finisce mai di apprezzare a fondo.