Superata a pieni voti la campagna di crowdfunding realizzata da musicraiser per la vendita di attilio, lo storico basso che ha accompagnato il musicista gianni maroccolo durante tutta la sua carriera musicale iniziata con i Litfiba e proseguita con CCCP, CSI, Marlene Kuntz e altri ancora. Maroccolo ha accettato con emozione l’iniziativa dei fans di attivare una campagna crowdfunding al fine di esporre il suo Attilio come “pezzo da museo” e donato in forma di gratitudine la comproprietà dello strumento a ciascun partecipante.

A fine gennaio avverrà l’incontro tra Maroccolo e i suoi raisers in Via De Bardi 32 a Firenze, nella sala prove che ha visto nascere i Litfiba, dove saranno consegnati gli attestati di acquisto, firmati da lui stesso e successivamente verrà consegnato il basso alla Contempo Records, storica casa di dischi fiorentina, dove sarà esposta una mega targa con i nomi dei partecipanti al progetto.

A tal proposito, lo storico bassista dei Litfiba è stato disponibile a rispondere ad alcune domande.

Cosa ti ha spinto a vendere il tuo storico basso, compagno di vita sul palco e perché sei così sicuro che non cambierai idea un domani?

La scelta di vendere il basso non ha ragioni legate a miei problemi economici o di salute né tantomeno di beneficenza ma fanno parte della sfera privata. Certo, non sono affatto un benestante ma mai mi permetterei di coinvolgere qualcuno su problemi personali di questo tipo. Tale scelta riguarda la musica e il mio desiderio di continuare a sperimentare. Decisi di metterlo all’asta perché da anni ricevo proposte di acquisto di notevole entità e pubblicai un post sulla mia pagina FB invitando a spargere la voce.

Poi le cose sono andate diversamente direi. Una volta condiviso il progetto di Musicraiser e di tutti coloro che mi hanno affettuosamente spinto a modificare le mie intenzioni iniziali, non cambierò certo idea.

Questa scelta fa pensare a un punto di rottura col passato che ti ha regalato tanti successi e a noi tante emozioni.

Pensi di non aver più nulla di nuovo da dire o magari si prospetta un lavoro unicamente “dietro le quinte” come produttore o tutt’altro ancora?

Non tanto sancire una rottura col passato, ci mancherebbe, ma un gesto propedeutico che mi aiuti nel non facile compito di emanciparmi da esso. Insomma, la chiusura di un ciclo bellissimo che deve lasciare spazio al presente e al futuro.

La vendita di Attilio mi darà la possibilità di continuare questo percorso. Quindi, non una fuga dietro le quinte ma l’esatto contrario.

Attilio, perché quel nome?

Nacque per gioco durante una delle tante prove in cantina con i Litfiba.

Dalla stima fatta per l’asta, hai spiegato nel tuo comunicato che Attilio valesse 18.000 euro. Come mai successivamente si è scesi a € 15.000 per il crowdfunding?

Attilio, a detta di esperti, collezionisti e tutti coloro che in questi anni mi hanno proposto di acquistarlo, pare valga molto di più. Non conosco i meccanismi di tali valutazioni e non mi interessa comprenderli. Nel momento in cui ho scelto di abbandonare la vendita attraverso asta si è pensato con Musicraiser che sarebbe stato difficile raggiungere lo stesso risultato di una vendita “convenzionale”.

A quel punto tutto si è trasformato da una normale compravendita in qualcosa di molto più importante per me e a quanto pare, per molte persone.

Ad oggi si è raggiunta la quota del 109% della cifra pattuita. Perché hai deciso di continuare la raccolta fondi?

Non è una mia decisione. Ogni piattaforma di crowdfunding prevede che la campagna vada avanti fino alla scadenza prevista.

La sala prove in Via De Bardi riprenderà vita solo per l’occasione della consegna attestati o ci puoi preannunciare qualche prossimo sviluppo?

Questo non lo so davvero. Era dal 1989 che non andavo in cantina! E’ stata un’idea della Contempo Records quella di trovare il modo di riaprirla per questa occasione. Tra l’altro stiamo organizzando una mega festa che prevede ben oltre l’incontro in cantina con i raisers.