Per chi ama la letteratura o conserva un vago ricordo delle famose pagine manzoniane, è d'obbligo visitare una mostra attualmente allestita presso le sale del Serrone della Villa Reale della Reggia di Monza. L'evento culturale, infatti, è dedicato, nella scelta dei quadri e nella particolarità dell'allestimento, proprio alla famosa monaca di Monza.

La mostra rimarrà aperta sino al 19 febbraio 2017, e consente di soddisfare molte curiosità.

Cosa offre la mostra: particolari inediti

Innanzitutto offre un percorso di conoscenza inedito in quanto, oltre a 33 opere tra dipinti, incisioni, documenti e video, la rassegna ricostruisce il luogo e la cella di due metri e cinquanta per un metro e mezzo, dentro la quale la monaca fu condannata ad essere murata viva.

Inoltre la parte più interessante della mostra consiste nella possibilità di seguire, attraverso un video, le fasi del processo voluto dal Cardinale Federico Borromeo, al termine del quale la monaca di Monza fu condannata a scontare quella terribile pena.

La sentenza venne emessa nel 1607 e la donna, al secolo contessa Marianna de Leyva y Marino, fu condannata quando aveva solo 32 anni, rimanendo murata sino al 1622. La detenzione durò 15 anni, ma la sua pena non terminò così: quando il Cardinale Borromeo la liberò, riconoscendo che si era pentita, lei stessa volle rimanere in cella fino alla morte, avvenuta il 17 gennaio 1650, prolungando lo strazio per altri 28 anni e dando testimonianza di un reale e autentico pentimento.

La monaca, insieme al conte Gian Paolo Osio, del quale era stata amante, diede alla luce due figli, di cui uno morto alla nascita. L'ex contessa si rese colpevole, insieme al suo compagno clandestino, di tre omicidi perpetrati ai danni di suore che avevano il compito di accudirla in convento.

Accanto alle fasi del processo che si possono seguire mediante un video, nella mostra sono presenti quadri di grandi artisti che rappresentano il personaggio, tra cui una magnifica opera di Gaetano Previati.

Inoltre è esposto anche un documento che attesta il livello del sopruso perpetrato ai danni della monaca: esso dimostra che, a seguito del fallimento del padre e al suo abbandono della Lombardia, costui non solo costrinse la figlia ad una monacazione forzata ma, al momento di pagare la dote al monastero, mancavano pure i soldi che avrebbero dovuto essere prelevati dalla massa ereditaria della madre.

Va ricordato che la monaca di Monza nacque dal matrimonio tra Virginia Maria Marino (figlia di Tommaso Marino, banchiere e proprietario di Palazzo Marino) e Martino de Leyva: la madre della piccola Marianna morì di peste un anno dopo averla data alla luce.

L'allestimento dell'interessante mostra è curato da Simona Bartolena e Lorenza Tonani. L'evento culturale è un progetto promosso dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.