Alain Laboile, scultore di professione, acquista la sua prima macchina fotografica nel 2004 per realizzare un portfolio delle sue sculture.

Ben presto però i soggetti preferiti degli scatti amatoriali divengono i suoi sei figli e i loro giochi, l’intento è quello di creare un album familiare di ricordi che immortali la spensieratezza della fanciullezza.

Postate inizialmente su Flickr, in poco tempo le foto riscuotono successo in tutto nel mondo, finché il talento di Laboile non viene messo in risalto dal New York Times nel 2012. Il progetto fotografico, chiamato “La Famille”, è stato esposto anche in Italia, all’Umbria World Fest 2016.

Attualmente gli scatti sono visibili nel Museo francese della fotografia.

Un fotografo autodidatta

Iniziatosi all’Arte della fotografia a 36 anni, da autodidatta, il francese Laboile dà prova di un’innata sensibilità e di un talento sorprendente nel cogliere la spontaneità dei bambini che giocano nell’aperta campagna e nello stagno che attorniano la loro casa, nel sud della Francia.

Complice il fatto che siano stati realizzati in bianco e nero, i ritratti sembrano sospesi nel tempo.

La naturalezza è la prerogativa principale degli scatti: i bambini vengono immortalati spesso nudi, sporchi di fango, mentre lottano scherzosamente fra loro o mentre si lavano l’uno con l’altro in una bacinella sul prato.

Laboile non ha quasi mai ritratto i figli da soli, ma in compagnia dei fratelli o degli animali, volendo forse sottolineare l’importanza della condivisione del gioco.

Il messaggio di Laboile

In un microcosmo lontano dalla tecnologia, la piccola tribù di bambini si svaga saltando la corda, giocando con gatti e cerbiatti, con carriole, con bastoni, gettandosi nello stagno.

Il successo del progetto è anche dovuto alla tacita esortazione che sottende: tentare di educare i figli senza ansia eccessiva da parte dei genitori, lasciare che i bambini scoprano il mondo e la natura che li circonda, perché forse anche un ginocchio sbucciato può essere utile per crescere.