Con l’energico, appassionato e innovativo “Giulietta e Romeo”, in cartellone da giovedì 23 a domenica 26 marzo, si conclude la stagione di danza 2016/17 del Teatro Carcano. In seguito all’esito positivo ed all’acclamazione di pubblico e critica, il balletto in due atti ispirato alla tragedia di William Shakespeare, musicato da Sergej Prokofiev e portato in scena dal Balletto di Roma con la coreografia di Fabrizio Monteverde approda finalmente a Milano. La storia, seppur aderente all’originale, è inserita in una scenografia essenziale, ben strutturata e caratterizzata, e ambientata in un’epoca lontana sia dal medioevo esotico creato da Shakespeare, che dal medioevo romantico di ispirazione ottocentesca.

Tutti questi elementi si traducono nella volontà di creare l’archetipo del mondo rurale, povero e sventurato che nell’immaginario comune rimanda a vicende letterarie, alla memoria storica di un'ambientazione meridionale senza riferimenti precisi e pervaso da codici d’onore e di vendetta, dalla tradizione, dall’esasperazione del sentimento che esplode in un vortice di emozioni irrefrenabili e distruttive. La linea narrativa e gli eventi si susseguono come nel plot del Bardo, ma il lavoro di Monteverde non intende rendere effimere e triviali le figure che popolano il palco. Saranno i corpi, le loro architetture, movenze e irruenze a dare forma e vita a pensieri e personaggi, in una profonda introspezione che sonda l’animo umano e la sua irrequietezza.

Il titolo, ribaltato intenzionalmente, pone l’accento sulla protagonista femminile dell’opera: giovanissima e ribelle, incatenata negli schemi oppressivi di una società che determina, regola e addomestica le sue donne rendendole docili e servili, scevre da ogni desiderio e velleità, voltandosi infine di fronte ai soprusi e vessazioni causate da “inammissibili” atti di disobbedienza.

La tragedia si sveste dal lirismo tingendosi di rosso. Monteverde non ci racconta un amore romantico, piuttosto lo demolisce per metterci di fronte alla nostra indifferenza, ai nostri giudizi e ipocrisie che condannano i comportamenti delle donne perpetrando la violenza di genere in un contesto più che mai attuale.