Due storie diverse, due terre scenario di guerra, una ad Herat, in Afghanistan, l'altra Castel Volturno, Caserta. Due soldati, proprio come il titolo del nuovo film del regista Marco Tullio Giordana, presentato in anteprima all'Università degli studi di Milano in occasione della XXII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

In collegamento telefonico da Locri anche don Luigi Ciotti

Prima del film c'è stata la spiegazione. Non del film, bensì di ciò che s'intende trasmettere attraverso di esso. Il metodo mafioso è presente, forte di quella commistione con tutto il sistema, la cosiddetta zona grigia.

Questo l'elemento comune venuto fuori da una tavola rotonda di idee che ha preceduto la proiezione. C'erano il regista Marco Tullio Giordana, il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto, la docente di Sociologia della Criminalità Organizzata Ombretta Ingrascì, il coordinatore di Libera Milano Lucilla Andreucci e il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta. Al parterre, introdotto dal Rettore dell'Ateneo Gianluca Vago, si è aggiunto in collegamento telefonico il Presidente di Libera don Luigi Ciotti che ha evidenziato l'impegno del regista nell'indagare a fondo il fenomeno criminale, "Valgono più di un Premio Oscar questi complimenti" è stato il commento di Giordana.

Il film rappresenta il terzo capitolo del ciclo sulla criminalità

Prima "I cento passi" a raccontare la storia di Peppino Impastato, il giovane ucciso dalla mafia per il suo impegno contro la criminalità.

Poi "Lea", il film su Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell'acido dalla 'ndrangheta dopo essere diventata collaboratrice di giustizia.

Enzo e Sasà invece vengono da quella "Terra di nessuno" situata tra Napoli e Caserta, quella che è a tutti gli effetti zona di camorra. Sembra risalire così verso Settentrione, lui che è un milanese, Marco Tullio Giordana, descrivendo i fenomeni criminali che incontra lungo il suo procedere. Due soldati diversi che hanno in comune Maria, una ragazza che quella società ha già reso donna. Il regista non descrive soltanto, scende a fondo, indaga e interroga l'umanità dei suoi protagonisti. Il resto è da vedere in televisione.