Palazzo delle Esposizioni a Roma è teatro fino al 18 giugno di una rassegna dedicata al Neo-espressionismo di Baselitz, classe 1938, di indole controversa, la cui poetica è dettata dalla fragilità di un continente, quello europeo, dilaniato dalle scissioni politico-sociali e dalla tensione verso un consumismo annichilente. Max Hollein e Daniela Lancioni, i curatori della mostra, hanno messo a fuoco questo esistenzialismo destinato alla marcescenza, questa ignobiltà dei costumi contemporanei che erigono la dissipatezza a valore, denunciata con vigore dall’artista.

Vita e stile

Ha conseguito gli studi nella Berlino Ovest con H. Trier, accogliendo la dialettica della pittura informale tedesca. Il suo spirito eversivo lo ha portato a uno stilema espressivo dagli accenti violenti, frammentati, intenzionato a sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche accolte dal socialismo realista. Il piano prospettico e i paradigmi compositivi vengono sovvertiti creando delle figure espressioni di disagio psicologico, dai quali frammenti visivi si evince la contorsione d’animo, votato alla inesorabile decadenza. Il vessillo di Baselitz è la provocazione: egli è animato da una febbre convulsa tesa a dar sfogo a tutta la veemenza interna. Il vettore attraverso il quale dare il suo messaggio artistico sarà l’attacco, l’aggressione attraverso tinte violente, tratti incisivi, atmosfere crude.

Le tematiche analizzate si focalizzano su un’epica del tragico, sul dissesto umano, sulla crudeltà e lo smarrimento causati dalla guerra, sulla mediocrità di una società degenerata e isolata.

La mostra

Questa esposizione vanta una co-produzione tra Azienda Speciale Palaexpo, Stadel Museum di Francoforte, Moderna Museet di Stoccolma e Guggenheim Museum di Bilbao.

Nello spazio adibito a Palazzo delle Esposizioni si susseguono degli “eroi” sconfitti nella loro definizione e accezione. E’ una anti-mitologia che descrive una realtà della sconfitta, della disperazione, dando vita a un universo opposto, di negazione (Mefistofele da Faust: “Io sono lo spirito della negazione”). Le sue opere caratterizzate da figure scomposte, plastiche, nerborute, incompiute, da una mimica accesa, nette nella loro etica espressiva, narrano il dramma di voler trovare delle risposte a un passato, a una cultura del dopoguerra.

Un’esposizione magistrale che smuove lo spettatore verso un’iconografia espressionista e astratta allo stesso tempo che lascia un segno incisivo nell’iter artistico e umano verso delle risposte al deficit di valori contemporaneo.