Che senso ha ristampare in pieno 2017 “A futura memoria (se la memoria ha un futuro)” pagg. 224, euro 24” che la Adelphi di Calasso rimanda in libreria in questi giorni? Tutto è cambiato da quegli anni '80 che costituiscono il fulcro di questa congerie di interventi sotto forma di articoli che Sciascia scrisse sui maggiori quotidiani italiani su argomenti diversi – seppure correlati – come potevano essere la mafia, il caso Calvi, la magistratura italiana, Sandro Pertini, la Chiesa… Ebbene la risposta, a nostro giudizio, è nella definizione di cretino che Sciascia dà, “i cretini ed ancora più i fanatici son tanti; godono di una così buona salute non mentale che permette loro di passare da un fanatismo all’altro con perfetta coerenza, sostanzialmente restando immobili nell'eterno fascismo italico".

Pensavo a questo tratto sciasciano quando leggevo oggi l'ultima puntata della rubrica “L'amaca" di Michele Serra che si occupava dell’azione dei “cretini nell'epoca della sua riproducibilità tecnica".

Anche se non ci sono più gli accadimenti di una volta, continuano ad esserci nuove forme di cretineria, ma mancano i metodi per impedire di svelarle e disinnescarle. Ebbene ai lettori ancora curiosi di questo tempo sempre più liquido consigliamo di rileggere “il metodo del buon senso" elaborato da Sciascia per evitare “le alleanze oggettive". Bisogna a giudizio dell'uomo di Regalbuto (Racalmuto) valutare sempre le condizioni esterne o interne di una situazione per potere dare un giudizio che non segua le emotività di turno.

Relativamente agli altri argomenti trattati Sciascia aveva capito che la Mafia stava cambiando ed anche in che senso; aveva capito qual era il vulnus di irresponsabilità corporativa che affliggeva la magistratura. Ma soprattutto il maestro siciliano aveva compreso che parole come professionalità erano rifugi vuoti e che solo l’essere cittadini attenti a quello che la convivenza civile metteva all'ordine del giorno poteva generare cambiamento positivo. Ed armati – questi cittadini – non solo dello strumento a volte fallace della competenza, ma anche di quello della scienza del cuore. Che è l'umanità.