Riccardo Scamarcio smuove le acque del tranquillo Bif&st, il Bari International Film Festival. Chiamato a ritirare il “Premio Vittorio Gassman per il miglior attore protagonista” grazie all’interpretazione in Pericle il nero di Stefano Mordini, decide di infrangere le regole di questi incontri con il pubblico e la stampa, che di solito si traducono in una celebrazione dell’invitato. Forse perché infastidito dalla presenza davvero massiccia di curiosi, che hanno affollato la sala all’inverosimile, Scamarcio decide sin dall’inizio di provocare con un atteggiamento alla Carmelo Bene che non è stato gradito da molti.

E così i calorosi applausi iniziali si sono trasformati alla fine in fischi e contestazioni di una parte della platea.

L’avventura da produttore

L’incontro è iniziato parlando di Pericle il nero, una coproduzione internazionale che, accanto a Scamarcio e Valeria Golino, vede impegnati anche i pluripremiati fratelli Dardenne. Un progetto importante che ha avuto una vetrina di prestigio lo scorso anno a Cannes, dove ha partecipato alla sezione “Un Certain Regard”. Proprio partendo da quell’esperienza, l’attore di Andria polemizza con i critici cinematografici che a suo dire non hanno supportato la pellicola al momento dell’uscita, salvo poi premiarla a Bari. Ma non è affatto pentito del film, che ha comportato un lavoro di due anni e mezzo per riuscire a portare sullo schermo il romanzo noir di Giuseppe Ferrandino.

Un progetto che era nell’aria da 10 anni; inizialmente era stato Abel Ferrara a tentare di realizzarlo, poi era subentrata una nuova produzione che aveva chiamato il compianto Pietro Taricone come protagonista, ma anche in questo caso non se n'è fatto più nulla. Purtroppo però, quando finalmente Pericle il nero è arrivato al cinema come film indipendente, il pubblico non ha gradito, disertando le sale.

La polemica col pubblico

Ma i pochi spettatori della pellicola non hanno scoraggiato Riccardo: “Per un artista è necessario prendersi dei rischi, oggi si mette sempre il pubblico al centro, tutto deve essere consolatorio”. Mentre per Scamarcio il compito di chi fa arte è “mettere in scena le contraddizioni”, non cercare di piacere a tutti i costi.

Anche la gente che viene a teatro “vuole interagire con lo spettacolo”. Poi arriva l’affondo: “Ma cosa cazzo applaudite? Dovreste stare zitti durante le rappresentazioni”. A questo punto si sono moltiplicate le provocazioni dell’attore che hanno infastidito parte degli ascoltatori: “Non venite a teatro, anzi che cazzo siete venuti a fare qua?”. La folla presente in sala reagisce in modo diverso: qualche applauso, diversi fischi, una signora che per protesta gira la sedia dall’altra parte, mentre qualcuno urla ripetutamente “cafone” all’indirizzo di Scamarcio. Un clima acceso che si tranquillizza solo con l’apparizione di Sabrina Ferilli per l’incontro successivo, molto meno scoppiettante.

Il ruolo dell’artista

In realtà Riccardo Scamarcio ha posto in modo provocatorio alcune questioni cruciali sul rapporto tra un artista, la critica ed il pubblico, su cui è tornato qualche ora dopo, durante la presentazione della proiezione di Pericle il nero: “Il cinema è uno strumento che ci permette di parlare anche di cose complesse, non dobbiamo perdere la voglia di scuotere, di svegliare chi viene a vederci”. E ha chiuso con un ricordo: “Quando a 10 anni vidi per la prima volta The Elephant Man di David Lynch rimasi sconvolto, vorrei tanto fare dei film simili, in grado di rimanere”.