E’ quasi sempre in viaggio ermal meta, ora più che mai visto che sta girando l’Italia in lungo e in largo per le tappe del suo Vietato Morire tour. Un successo travolgente per l’artista di origini albanesi, dopo la vittoria con l'omonimo brano del premio della critica Mia Martini al Festival di Sanremo (dove ha anche conquistato la terza posizione del podio) e del disco d’oro lo scorso marzo. E anche se ha sempre l’aspetto di un ragazzino, Meta ci regala poesie in musica da oltre vent’anni, testi densi di significato che ha scritto per artisti del calibro di Elisa, Emma, Francesco Renga, Tiziano Ferro e Marco Mengoni.

Eppure l’artista, classe 1981, fa davvero fatica a comprendere certi fenomeni mediatici, come rivela al telefono durante un’intervista prima del concerto in programma ad Ancona. «Si parla molto dei cosiddetti influencer e Youtuber, ma esattamente a cosa servono? - afferma il cantante- non credo che questi personaggi lasceranno il segno, non capisco cosa si possa imparare da uno che ad esempio fa un video mentre gioca alla playstation e ottiene milioni di visualizzazioni. Io cerco di lasciare qualcosa di me attraverso la mia musica». E poi aggiunge: «Dov’è bellezza, la drammaticità dell’arte? Dovremmo aspirare a qualcosa di spirituale che ti resta dentro perchè ciò che ti cambia sono le emozioni.

La gente dovrebbe battersi per cambiare la forma interiore e non quella esteriore. Se riuscissimo a vedere le nostre anime muterebbe il concetto universale di bellezza».

I veri eroi? Le persone normali

Insomma Ermal Meta è un artista che guarda alla sostanza più che alla forma e che ha un’idea molto chiara su chi siano oggi le vere star: «Sono le persone normali - spiega- che lavorano 12 ore al giorno e che mantengono una famiglia solo con la forza delle proprie braccia.

I veri eroi non hanno le ali». Le sue esibizioni live sono sempre una sorpresa, perchè Meta cerca con il suo pubblico una connessione profonda, un contatto quasi fisico. E guai a chiamare il suo pubblico “fan”, perchè per lui sono solo estimatori, non certo dei fanatici. Durante la nostra chiacchierata parliamo anche dei giovani e dell’importanza di inseguire i propri sogni contro tutto e tutti: «I talent show come Amici (dove è stato giudice ndr) sono un ottimo strumento, un canale per avere visibilità, assolvono la funzione che una volta spettava alle case discografiche, ovvero quella di essere talent scout».

«I concorrenti di Amici?- prosegue- Se quelli che ho conosciuto saranno determinati fuori come lo sono stati nel programma faranno strada, ne sono sicuro. Bisogna sempre lottare per inseguire i propri sogni».