Lorenzo Ugolini (Hugolini) aprirà 5 concerti del vincitore di Sanremo Francesco Gabbani. Questo ragazzo fiorentino del 1982 nasce musicalmente nel 2002 come frontman dei Martinicca Boison, band toscana che mescolava folk e swing. Adesso, con il singolo Semaforo, ha iniziato la sua carriera da solista, cambiando completamente genere. Scrive delle canzoni che arrangia, a suo dire in chiave pop elettronica tropicale. La parte bassa delle frequenze è riservata a strumenti elettronici, la drum machine, mentre la parte alta è riservata a strumenti più acustici come ukulele, chitarra e fisarmonica.

Le sue canzoni parlano con leggerezza di inquinamento, violenza di genere, del senso di ansia e paura che opprime la nostra società. Tutto questo viene descritto evocando scenari semplici, come se fossero disegni di un bambino.

I Martinicca Boison, band di fama internazionale, fondatori del cosiddetto “folk elegante” si sono sciolti?

Beh in questo momento ci siamo fermati. Siamo comunque rimasti tutti in ottimi rapporti, quindi chi lo sa che cosa ci riserverà il futuro. Per il momento io sono molto interessato al mio progetto da solo, poi se in futuro succederanno delle cose, vediamo.

Che cosa differenzia Hugolini dai Martinicca Boison?

La tipologia di strumenti e il numero di persone che suonano.

Con i Martinicca Boison eravamo 7 persone a suonare, adesso invece sono accompagnato da un dj che si chiama Ghiaccioli e Branzini, e il chitarrista dei Martinicca Frank Cusumano che suona anche il basso. Poi ho un batterista, chiamato Orchestrale Mariani. E poi fondamentalmente il genere che faccio da solo è molto più elettronico, invece prima era più folk.

Come è nata la tua passione per la musica?

A scuola non aspettavo altro, già alle elementari non vedevo l’ora che arrivasse l’ora di musica. Avevo un maestro che ci fece ascoltare gli Art of Noise. Una band che un bambino di 9 anni non avrebbe mai ascoltato anche se allora erano molto famosi. La mia mamma invece ascoltava i Dire Straits.

A questo punto però sembra strana la tua virata verso il folk, e adesso suoni addirittura elettronica…C’è qualcosa che accomuna il folk all’elettronica?

No è che prima di iniziare a scrivere canzoni mi sono avvicinato moltissimo alla musica irlandese. E poi all’elettronica mi sono avvicinato grazie al fatto che alla fine dell’esperienza con i Martinicca e l’inizio di “Hugolini da solo”, mi sono messo a fare un po’ il dj e in quelle situazioni lì mi sono appassionato ad una musica un pochino più corposa con dei bassi più potenti. E io ho deciso che nel mio disco la mia musica avrebbe avuto questa struttura dei bassi bella potente, che senti al petto e allo stomaco quando ti metti davanti al subwoofer.

E io voglio che ai miei concerti i fan provassero questo effetto, pur continuando ad ascoltare canzoni cantate.

Quant’è importante per te un’esibizione live?

È molto importante oggigiorno i dischi si fanno più per suonare dal vivo che per altre ragioni. È bellissimo, è un modo per esprimersi. È un modo per esprimere se stessi essenzialmente. È un modo per esprimere la tua musica. È un modo per viaggiare, un’altra mia passione. È bellissimo, prendi il furgone, fai un po’ di chilometri, conosci altre persone, mangi con loro, mantieni i contatti con loro. Una delle cose belle di essere musicista è sviluppare contatti un po’ dappertutto, in tutti i posti dove vai a suonare. Sono andato con i Martinicca anche in Germania, in Francia, e in quei posti lì, noi abbiamo ancora la possibilità di fare concerti, di scambiare esperienze.

Tante volte sono andato a trovare persone che ho conosciuto durante qualche concerto fuori Firenze.. è bello anche per questa ragione a parte la ragione puramente musicale.

Perché di scegliere Semaforo come primo singolo?

Perché è stata una delle ultime che ho scritto. Il disco mi piaceva molto, era molto bello me lo dico da solo (ride) ma avevo la sensazione non ci fosse nella scaletta un brano che avesse la qualità di arrivare subito, di essere compreso al primo ascolto. E siccome tessendo appunto network andando in giro, ho degli amici che vivono a Lisbona e fanno musica brasiliana, il quartetto Forrò, ho scritto Semaforo con loro. E mi sembra divertente che nella parola “semaforo” ci fosse proprio il suono “forrò”.

Il video è stato girato a Lisbona in una settimana. È stato molto divertente e credo che questo divertimento lo si riesca a percepire nelle scene, è un viaggio in una città surreale.

Il video è proprio la metafora del fermarsi al semaforo, no?

Sì, esatto, è proprio così. È stato girato in una città ancora sconosciuta, perché non c’ero mai stato, e per questo si presta bene al significato della canzone. Rappresenta quando sei fermo al semaforo ed hai un flusso di coscienza e cominci a pensare a delle cose molto trasversali, dalla cosa più semplice alla cosa più complicata, dalla più profonda alla più allegra, come quando stai per addormentarti…Quando si studia Joyce ci si imbatte nei flussi di coscienza, un po’ in tutta la letteratura del ‘900 e mi son rifatto un po’ a questa corrente.

Non sono un grande lettore ma Italo Svevo, Joyce, e altri di quel periodo lì mi chiamano davvero da dentro perché mi ci rispecchio molto. Essendo una persona distratta e curiosa allo stesso tempo, sono spesso attratto da più cose, non riesco bene a dire adesso mi concentro solo su questo fiore e lascio stare tutti gli altri. Non è così per me, perché essendoci nell’universo tante possibilità, ci sono tanti fiori belli, e io dopo un po’ purtroppo o per fortuna inizio ad essere incuriosito da altri. E questa cosa l’ho trovata in questi scrittori del ‘900 e cerco di raccontarla nelle canzoni.

Chi sono gli artisti che ti influenzano maggiormente?

Sono abbastanza onnivoro con la musica, come si percepisce dal disco.

L’unico genere che non conosco minimamente è il Metal. La canzone d’autore mi influenza tanto, la musica brasiliana mi influenza tanto. I miei preferiti sono Beirut. Amo i Sigur Ròs, mi piace tanto l’elettroswing, mi piace molto la musica sudamericana. Mi piace la musica dei grandi cantanti sudamericani quando si è incontrata con l’Italia, vedi il disco di Ornella Vanoni, Vincious De Morales e Toquinho, La voglia La Pazzia L’Incoscienza L’Allegria. La cover che ha fatto Meg, che mi piace moltissimo di Senza Paura è bellissima. Ascolto tanta musica indipendente italiana, mi piacciono i nuovi cantanti emergenti che stanno uscendo dalla scena indipendente. Ho un ascolto di musica a 360°, sento davvero di tutto tranne il metal, che probabilmente ascolterò nella prossima reincarnazione.

Non ho niente contro metallari e musica metal, ma grazie al cielo c’è qualcosa che non ascolto. Dubitare sempre di quelli che ti dicono: ” La musica mi piace tutta” invece dire “ quasi tutta” va bene. Questo lo dico per dare un senso al mio discorso, non so se stanno esattamente così le cose.

Ti piacerebbe partecipare ad un Talent show?

A me non piacerebbe ma ognuno fa quello che gli pare. Quando stavamo per finire il secondo disco dei Martinicca ( ne sono stati realizzati 4) siamo stati chiamati a fare delle selezioni. Ringraziammo ma decidemmo di non accettare l’invito, perché non ci interessava quel tipo di percorso. E dicemmo di no. Però non esprimo giudizi di merito a chi decide di intraprendere quella strada.

Ho tanti amici che lo hanno provato. A chi gli è andata male, a chi bene. Io non sono interessato a quel mondo.

Progetti per il futuro? Suonare tanto questo disco. Continuare a vivere di musica e cercare sempre di fare delle cose che mi fanno stare bene. Credo che la sincerità sia il primo ingrediente per poter fare delle cose buone. Non c’è un genere che va più, un genere che va di meno. Puntualmente i giornalisti vengono smentiti quando dicono : “Adesso in Italia si canta solo inglese!” perché proprio in quel momento viene fuori una band che canta solo in italiano e fa un successo pazzesco. E quando dicono “Adesso si canta solo italiano!” viene fuori il gruppo che canta solo in inglese. Quindi l’unico modo per far bene, è scrivere delle cose che parlano di te, che ti appartengono.

Che sia una storia privata vera o finta, l’importante è che ti appartenga. Una canzone deve poterti appartenere in qualche modo. Adesso aprirò il Magellano tour di Francesco Gabbani. Il 19 Giugno sarò al Teatro Romano di Verona. Il 29 Giugno suonerò al Carroponte di Milano e il 15 Luglio a Roma al Cavea Parco della Musica. Il 21 Luglio a Piazza della Santissima Annunziata a Firenze, e il 9 settembre all’Arenile di Napoli.