Ci sono porte che non vorresti vedere chiuse, eppure oggi una porta a Volterra si è chiusa, speriamo non per sempre. Un'immagine, quella della porta, che è volutamente una provocazione nel caso di VolterraTeatro, un festival che, da oltre vent'anni, apriva le porte del carcere della città toscana. La casa circondariale diventava così, almeno per una settimana, non luogo di reclusione, ma di incontro, non di pena, ma di crescita collettiva.

Lascio VolterraTeatro

È notte quando Armando Punzo, regista e fondatore della Compagnia della Fortezza oltre che direttore artistico di VolterraTeatro, posta su Facebook un comunicato il cui titolo è tanto lapidario quanto incisivo: "LASCIO VOLTERRATEATRO".

Due parole, scritte in maiuscolo, che lasciano trasparire il dispiacere di chi si vede costretto a lasciar andare una creatura, sia pur artistica, che si è fatta nascere e si è fatta crescere costantemente per due decenni.

La Compagnia della Fortezza, di cui Punzo è fondatore e regista, è una delle realtà più interessanti in Italia non solo di teatro-carcere (tale definizione risulterebbe quantomeno sminuente, se non addirittura offensiva), ma di teatro tout court; i suoi attori hanno portato a Volterra prima e nel resto d'Italia poi spettacoli di grande intensità artistica ed emotiva e il dialogo con il festival VolterraTeatro è stata una costante durata vent'anni.

Oggi sono all'ordine del giorno tanto i progetti di teatro carcere quanto i festival in luoghi non teatrali (dalle piazze alle fabbriche abbandonate, fino agli altopiani in montagna), ma quando Armando Punzo immaginò e propose la creazione di una rassegna artistica all'interno della casa circondariale, la sua intuizione appariva tanto anarchica quanto folle.

Questa ragione è un motivo in più per cui questa notizia suona come una grave perdita non solo per la città di Volterra, ma per l'intero panorama artistico del nostro Paese.

Alla base dell'addio si trovano, come troppo spesso accade, ragioni economiche che si trasformano in scelte artistiche: scrive infatti il regista che il Comune di Volterra, titolare ufficiale del festival, non ha emesso il classico bando annuale, bensì "il 6 giugno, a un mese e mezzo dall’inizio del festival, è arrivato (all'Associazione Carte Blanche, legata alla Compagnia della Fortezza NdA) un invito a partecipare a una procedura selettiva, ovvero a presentare un preventivo economico, il cui unico parametro chiaramente definito rispetto alle modalità di aggiudicazione consisteva nella migliore offerta economica con un ribasso rispetto al budget disponibile di 39.800 euro, senza alcuna specificazione dei criteri di assegnazione di un punteggio con riferimento alla proposta artistica".

Resta quindi da chiedersi quali debbano essere i parametri di riferimento per l'organizzazione di un festival e su cosa debbano focalizzarsi le amministrazioni locali per le programmazioni dei loro eventi artistici. Con ogni probabilità finché il metro di paragone resterà il risparmio economico avremo festival sempre meno interessanti, privi non solo di anima, ma anche - a lungo andare - anche di pubblico.

Il fatto che le estati italiane siano un pullulare di eventi, diversi tra loro per target e per dimensione, è la dimostrazione che almeno una parte del Paese non vede nel periodo di vacanza un tempo per staccare il cervello, ma per sfruttare le ferie come otium (alla latina), ovvero per ricercare quella crescita personale sempre più difficile nei mesi in cui il lavoro ruba tanto spazio al tempo libero. La riduzione massiccia e trasversale delle risorse tuttavia sta portando ad uno svilente appiattimento che gli spettatori non possono e non vogliono accettare.

Il nostro augurio è che la scelta di Armando Punzo porti ad un anno sabbatico a seguito del quale VolterraTeatro possa tornare a crescere più florido che mai.

Noi spettatori sentiamo il bisogno di questi frutti artistici e la società in generale ha bisogno di porte aperte, siano anche quelle di un carcere, per conoscere le realtà degli altri e crescere tutti insieme come collettività.