"Blue (Da Ba dee da ba daaa)" degli Eiffel 65, il brano dance che negli anni '90 ha cambiato la musica elettronica, compie 18 anni. Maurizio Lobina - in arte Maury - pantaloni stretti e neri, e capelli lunghi come se non fosse mai passato il tempo, ha raccontato a Blasting News com'è cambiato il sistema musicale da quando c’erano i jukebox e il Festivalbar.

Come ci si sente ad essere uno dei simboli della generazione dei nati tra la seconda metà degli anni '80 e i primi anni '90?

Ma uno non pensa così onestamente. Noi arriviamo dalla musica dance, dagli studietti, dove era tutto arrangiato… paradossalmente oggi si fa musica nel modo in cui noi la facevamo 20 anni fa, cioè soprattutto con strumentazione elettronica, con i computer e con le tastiere e i synth.



E onestamente quando sei nel mondo della dance non è che pensi a quello che succederà. Diversamente dalla scuola del rock o del pop, dove uno cerca di pianificare una carriera a lungo termine. Per noi la stessa musica mainstream italiana era come se non esistesse. Avevamo solo passione, il successo personale non era un obiettivo. Noi in genere ci svegliavamo la mattina e avevamo l’obiettivo di scrivere una pagina della musica dance, e questo non prevedeva né il Festivalbar, né il Festival di Sanremo. E forse è proprio perché non ci importava nulla che ci ritroviamo 20 anni dopo, con generazioni in alcuni casi neanche nate quando abbiamo fatto quei pezzi lì, ai nostri concerti. E credo sia il massimo.

Il fatto di superare le barriere del tempo è ciò che uno si augura, ma sono pochissime le volte in cui succede, e di questo sono soddisfatto.



In che cosa si differenzia la dance anni '90 da quella di oggi?

Chi fa musica elettronica sa che i suoni e gli strumenti diventano vecchi e obsoleti ogni sei mesi e questo credo sia positivo, hai modo di sentirti sempre stimolato e mai vivere realmente di rendita.

Credo che dagli anni 90 a oggi la tecnologia musicale abbia generato molta più possibilità e diffusione, questo ha portato a molta più qualità audio e proposta musicale ma di contro, ad essere sincero, credo che abbia tolto alla parte più viscerale ed emozionale perdendo il valore del contenuto migliorandone la forma. Ecco perché c’è più musica, più successi temporanei ma meno canzoni che fanno la storia e protagonisti che possono competere con i grandi del passato.

Ma sono fiducioso che con il tempo la situazione migliorerà, saranno gli stessi artisti a rendersene conto e migliorando sé stessi e le proprie opere.



"Panico" è il vostro ultimo singolo, uscirà un album?

È passato un anno dall'uscita di "Panico". In realtà quello è stato un tentativo. "Panico" a noi piace, dal vivo la suoniamo e i ragazzi cantano ai live. Noi abbiamo parlato di fare un bell'album, e ci abbiamo lavorato anche parecchio, ma ognuno fa le proprie cose, e le condizioni quotidiane rispetto a prima sono molto differenti.

Noi ai tempi, vivevamo alla giornata tutti insieme come fosse una comune, tutti nello stesso posto. Questo non succede più da 15 anni. Adesso ognuno ha la propria vita, sì la tecnologia ci aiuta però, insomma, è cambiato tutto, siamo cambiati noi: chi ha un’etichetta discografica, chi è diventato produttore, chi fa altre cose…

Adesso vediamo se viene fuori qualcos'altro o no.



Come Eiffel 65 non abbiamo mai fatto musica perché dovevamo essere sempre presenti sul mercato ma per un’esigenza di espressione e solo quando pensavamo che il risultato ci rendeva soddisfatti e pronti per una pubblicazione.



Ripensate mai al Festival di Sanremo, al Festivalbar?

A dire la verità non sono molto nostalgico. Proprio per il fatto che arrivo dalla musica elettronica, il terreno non è mai stabile. Dopo sei mesi devi rifare tutto e noi abbiamo sempre vissuto questo tipo di instabilità, che per altro fa bene. Io riscontro che per altri generi musicali che si basano su un terreno più stabile, si tende a ripetersi. Negli anni uno si abitua al successo basato su quel tipo di suono e su quel tipo di argomentazioni.

Invece noi non abbiamo e non abbiamo mai avuto questa garanzia, e quindi tendiamo a non guardare indietro, ma a guardare avanti stando dietro a tutti i suoni nuovi che girano, ai nuovi modi di scrivere. Il nostro è un genere che ci porta ad essere più evolutivi rispetto ad altri più tradizionalisti. Poi ogni tanto ti mandano un video e ti rivedi con quel taglio di capelli e look improbabili… e ci sorridi su… eh sì, un occhio ce lo butto ma insomma è così, ogni tempo ha i suoi colori e va bene così.



Com'è cambiato il mondo della musica da allora?

Non esiste più il supporto fisico musicale, e questo destabilizza tutte le case discografiche. Gli artisti oggi sono più concentrati sui social che non nella promozione tradizionale in radio o in tv.

Se non si passa in radio va bene lo stesso. Fai le visualizzazioni su YouTube e va bene. E questo è positivo, non c’è più la lobby. È il pubblico che decide e alla musica fa bene, perché magari alcuni artisti che oggi stanno funzionando, in altri contesti non ce l’avrebbero fatta. Non è una lobby o la Tv o la radio che decidono le sorti della musica, ma è il pubblico. Alla fine, diciamo la verità, anche quando la discografia aveva un valore, il tuo business da artista era il pubblico nei live. I dischi potevano funzionare, ma se tu artista non avevi un pubblico che si emozionava, che ca**o avevi fatto nella vita? Si diceva 'i grandi artisti hanno grandi canzoni e grandi canzoni ti danno un grande pubblico'.

Poi ovvio, si può manipolare tutto, poi però quando vai in un posto a suonare si vede se le cose sono andate bene davvero o hai convinto tutti che siano andate bene. Adesso invece, tra l’altro, vengono spacciate per hit canzoni che non lo sono per niente, ma le illusioni o i falsi proclami hanno le gambe corte.

Siete pro o contro i talent?

Il mondo della musica e i talent show televisivi sono due sport diversi. Come il calcio con il tennis. Che c’entra Federer con Totti? Non c'è niente di male nei talent per quello che vogliono fare, ma non bisogna fare confusione. In un talent show non si scopre l’artista del momento, si scopre l’interprete. Jovanotti, Tiziano Ferro, Vasco Rossi se la scrivono e se la cantano.

Invece Mina e Celentano avevano dietro autori, figure oggi scomparse. In qualche caso, questi artisti interpreti hanno funzionato anche alla grande, riuscivano ad appiccicarsi addosso quel pezzo che dietro aveva un produttore e un autore e a farlo in qualche modo proprio. In altri casi non ha funzionato, l’eccezione non conferma la regola. Per un Mengoni che ce la fa, ci sono molti altri che non ce la fanno. A gestire queste persone c’è il sistema Tv non un immaginario creativo e artistico. E si tratta di logiche non sempre vincenti in musica quando si cerca una carriera a lungo termine.



Vi piace qualcuno degli emergenti nel panorama elettronico?

Elettronico adesso, sinceramente niente. Noi siamo cresciuti con gli anni '80, Depeche Mode, Jarre, New Order, Kraftwerk, poi negli anni '90\2000 i Daft Punk hanno un po' tirato su la situazione.

Anche Eric Prydz e tutta la scuola Swedish.

La musica elettronica fatica ad evolversi, dopo i Daft Punk non s’è visto più granché. C’è solo un’ evoluzione di ciò che ha già funzionato. Alcuni come Avicii e Calvin Harris sono riusciti a rendere “pop” ciò che un tempo era “pop” solo nei club ma in termini di evoluzione sonora è da tempo che non vediamo grandi sconvolgimenti.



La musica deve intrattenere o mandare un messaggio?

La musica può far tutto. C’è musica per ogni cosa, una per un film horror, una per un thriller. Ogni musica nasce per dare un’emozione. La musica che non ha senso è quella che non provoca alcuna emozione. Occhio che può provocare anche rabbia, è la colonna sonora della vita.

Molti dicono che dicendo così la faccio troppo riduttiva. Molti si lamentano di questa cosa, dicono 'noi abbiamo un messaggio sociale, noi cambieremo il mondo'. Sì in qualche caso è successo che una canzone abbia fatto qualche sorta di rivoluzione, ma chi deve cambiare il mondo fa parte di un’altra categoria, non della musica. La musica aiuta a sensibilizzare, aiuta a dire 'Divertiti lascia stare la brutta giornata che hai appena avuto, rilassati! Domani vedrai le cose da un’altra prospettiva'. Dare serenità per qualche minuto a migliaia di persone, a casa mia non è proprio poca cosa. Noi comunque un messaggio abbiamo sempre cercato di metterlo, anche se in genere dicono che non interessi in un pezzo da ballare.



Devi cercare di mascherarlo rendendolo più leggero o poetico, ma il mediocre che cerca soldi o successo facili non capirà l’importanza di questa cosa, soprattutto nel lungo termine.

La musica si ascolta e deve bastare già questo.

Se invece sei una persona che vede e sente a più livelli, allora sarai in grado di scoprire sfumature in un suono o un testo che ti faranno apprezzare di più una canzone o chi l’ha scritta.

Quindi il nostro equilibrio è sempre stato cercare un’alchimia tra il nazional-popolare, il nostro gusto musicale e un messaggio valido. E te lo dico nel modo più semplice possibile, non in cirillico, in modo che sia semplice e comprensibile. Non è che devi per forza convincere Trump a non fare il muro contro il Messico in un testo, però "Move Your Body", "Una notte e forse mai più", la stessa "Blue", i nostri titoli hanno un messaggio.

Se hai la possibilità di scrivere un testo, usala. C’è sempre un livello in più di interpretazione, se sei superficiale ne capisci uno, se sei più ricercato ne capisci un altro. A livello di suono è un altro discorso, ma liricamente parlando abbiamo sempre cercato di scrivere in un modo che faccia sì che una madre capisca una cosa, un figlio un’altra. Ed è lo stesso che fa Vasco Rossi d'altronde. Lui ha un vocabolario gigantesco ma usa solo 50 parole, perché sa che vuole toccare i cuori di più persone, i sentimenti di più persone, non può usare parole non comprese da tutti.



Consigli per chi voglia fare musica?

Se vuole fare il cantante vada ad X-Factor. Se vuole fare l’artista musicale in generale: Primo, soprattutto se sei italiano, se vuoi fare i soldi hai sbagliato mestiere. Noi siamo l’unico caso italiano che ha fatto un percorso mondiale producendo e scrivendo in inglese, ma siamo un’eccezione e non possiamo essere presi come esempio.

Se vuoi soldi e popolarità hai le ore contate, ti consiglio di fare altro, perché la musica può essere la migliore delle mogli, ma la peggiore delle carnefici. Perché può farti andare avanti fino a quando non hai una moglie, non hai dei figli e quando hai successo per un quarto d’ora tutto ciò è legittimato. Ma poi non è detto che lo avrai ancora, e diventa dura, puoi finire sotto un ponte. Io ti direi, sei sicuro? Se sei sicuro di tutta questa cosa, allora sei come me, e per quelli come noi la passione è tutto. Perché se sei come me, dici: 'Io ci vado sotto al ponte, non mi interessa, l’unica cosa che conta è poter continuare a fare la mia musica’. Allora sei disposto ad avere una vita in cui tu stesso non sei neanche al quinto posto della tua classifica personale, allora fallo. Poi bisogna vedere quanto ne sei effettivamente capace, e qui subentra l’autocritica. Devi domandarti se ti piace tutto quello che fai ed essere il peggior critico di te stesso. E qui c’è tutto un mondo di situazioni dietro. Io ho un figlio e la gente mi chiede continuamente se prende lezioni di musica. No fino ad ora, pur piacendogli molto al musica, non ha mai espresso il desiderio di imparare a farla o a suonare uno strumento. A casa ho due studi di registrazione, ha un mondo di strumenti a disposizione. Nel momento in cui uno vuole fare musica, è lui che convince gli altri e non viceversa. Se vuoi fare calcio stai sicuro che ti giri e stai tirando un pallone contro il muro. Non c’è dubbio. Le passioni sono così. Se vuoi vivere di una passione è così. La tua passione va messa davanti a tutto il resto e, devo dire la verità, le nuove generazioni faticano a vivere la passione in questo modo che comprende soprattutto un primo grande step di sacrifici e privazioni. Ho abbandonato la casa discografica degli Eiffel di cui facevo parte, perché continuavo a vedere gente nuova ma non vedevo quel fuoco. Mi appassionavo più io ai loro percorsi che loro stessi. Sei tu che mi devi travolgere! E non succede “quasi” mai.

Quanta gente fa musica e quanta poi ci riesce? E risponde di non riuscirci perché: “sai, ci sono le case discografiche, le raccomandazioni, bla, bla bla..”, la maggior parte di loro tende a trovare “complottismi” pur di non ammettere a sé stessi e al mondo che non ha ciò che serve per riuscire a cambiare la propria vita con la musica, e non è l’unico ambito dove questo si verifica quotidianamente purtroppo. Ma quando ti trovi davanti ad un emergente Freddie Mercury o Bob Marley che cosa hai da discutere? Tutte le scuse, le teorie dei complotti svaniscono di fronte alla magia, il genio e l’emozione. Poi se vuoi ti faccio mille nomi di alternativi che sbarcano il lunario, ma la musica secondo me deve avere grosso corpo. Mi faccio mille nemici a dire quello che dico, ma non mi interessa.

Che programmi hanno gli Eiffel 65 adesso?

Sempre cercare di scrivere un pezzo di storia della musica. Ripeto, il successo, i soldi, la carriera, son tutte cose che arrivano dopo, prima ci deve essere un gran pezzo, più di un gran pezzo su cui poter costruire una parola, sennò non ha senso tutto il resto. Poi a che serve promuoversi sui social se non hai nulla da dire? Per quanto appoggi tutto ciò, il progetto del futuro non è promuoviti sui social, ma andare in studio e scrivere un pezzo che cambia le sorti del mondo della musica. Quando ci sarai riuscito saranno proprio i social a fartelo notare.

Come Blue…

"Blue" è stata questo per noi e per tutto il panorama elettronico di quel tempo. Tutti facevano lo stesso tipo di disco in quel momento ed era lontano anni luce da quello che era Blue. Infatti fu accolta male, era diversa dalle altre. Ci dicevano: 'cos'è un pezzo anni '80?' Eh sì, base scrittura anni '80 con ritmica essenziale tipo i Daft Punk. Però a volte è proprio quando ti butti dal palazzo che, invece di prendere una testata, impari a volare.

Eiffel65