Il Palp Palazzo Pretorio di Pontedera sarà cornice di una retrospettiva dal 15 giugno al 10 agosto, che verterà sull'accostamento pittorico Guido Reni-Francisco Goya. Il curatore Pierluigi Carofano, coadiuvato da un'equipe di esperti quali Paolo Erasmo Mangiante, Malena Manrique, Marco Ciampolini ed Enrico Lucchese, ha realizzato la piattaforma espositiva che accoglie le opere dei due artisti, facenti parte di stilemi pittorici differenti, e molto interessanti da mettere a confronto.

Reni e Goya, due stili a confronto

Guido Reni (1575-1642) è uno dei maggiori esponenti del sentire barocco: la sua poetica è pregna del pathos e del dinamismo del Seicento.

I suoi soggetti profani e sacri hanno l’impronta di quel disagio e di quell’incertezza postuma dell'epoca rinascimentale, ove l’armonia e la compostezza regnavano sovrane. L'impianto compositivo e prospettico acquisisce un nuovo respiro, i contorni divengono meno netti, le linee più sinuose e dinamiche, la fuga più teatrale, i piani si scompongono, i corpi si corroborano e si torcono.

Francisco Goya (1746-1828) riveste un habitus a sé nel panorama artistico. L'artista crea delle allegorie pittoriche, ove il senso del grottesco e del misterico rapiscono l’attenzione dello spettatore. Il senso del gioco, del fazioso, commisto alla polemica per i disordini politici del contesto nel quale vive, pervadono le sue tele, connotandole di un realismo che trascende il dato esistente, sbarcando in un mondo parallelo simbolico, dove l’attesa avvolge tutto.

Il pittore rielabora soggetti classici e il senso neoclassico diffuso all’epoca, caratterizzandoli con la sua "veemenza" pittorica e la sua insofferenza stilistica verso linguaggi già consolidati.

La mostra al Palp

Il patrocinio della Fondazione per la Cultura Pontedera e del Comune di Pontedera, in connubio con la Libera Accademia di Studi Caravaggeschi, consegna il salvacondotto a questa esposizione, avvalorata nella sua completezza dall'apporto di un parterre di studiosi.

Nello specifico: il professor Carofano, docente di fenomenologia del Restauro alla Scuola di Specializzazione dell’Università di Siena; Mangiante e Manrique, specializzati nell'iconografia di Goya; Ciampolini, professore di Storia dell’Arte dell’Accademia delle Belle Arti di Carrara; infine Lucchese, ordinario di storia dell’arte alla IULM di Milano.

Nell’iter espositivo sono presenti due autoritratti di Goya: il "Ritratto giovanile" (1771) e L’Autoritratto del 1782. Il primo è effigie del suo habitus giovanile, della sua fierezza, della già consapevolezza del suo talento, rappresentato con un abito da viaggiatore, alla volta del suo destino da artista, mentre il secondo fornisce un apporto tecnico ben più maturo, una disinvoltura nella pastosità delle tinte, una plasticità nelle forme, assieme a un senso di inquietudine.

A seguire l’opera di Guido Reni, "Susanna e i vecchioni", emblema della ricerca espressiva del pittore. L'artista non ha portato a termine quest’opera, ma si percepisce lo studio che c'è dietro, una volontà di trascendere il dato oggettivo, oltre la tela, e di assurgere ad ideale la scena rappresentata.

Una mostra curata, "Goya e Guido Reni. Tesori d’arte al Palp", che raffronta due epoche e due stilemi pittorici, fornendo una nuova linea guida espressiva e critica.