Dal 2 giugno al 1 ottobre la città di Firenze diventa il focus di un progetto espositivo che intende donare un tributo all’arte odierna italiana. Le sedi di edifici storici ospitano in loco opere dei grandi protagonisti del parterre contemporaneo, da Alighiero Boetti a Mimmo Paladino, da Mario Merz a Gino de Dominis. Un’”opera d’arte totalizzante”, Ytalia, un iter espositivo che a monito eleva il marchio italiano artistico della creatività e dell’innovazione.

Origine del termine Ytalia

Nella Basilica superiore di Assisi, in seno alla volta a crociera, campeggiano le figure dei quattro evangelisti dipinti da Cimabue, ognuno raffigurato simbolicamente con il loco di predicazione o di stesura del vangelo, a seconda delle varie interpretazioni storiografiche.

L’ultima risulta la più verosimile e deputa la "paternalità" della scrittura del testo di Giovanni all'Asia, per Luca all'“Ipnacchaia” (Acaia), per Matteo alla “Iudea” (Giudea) e infine per Marco a “Ytalia”. Nello specifico viene raffigurata Roma a stigma dell’intero paese e, sotto la denominazione sopracitata, viene effigiato lo stilema architettonico di Palazzo Senatorio, munito dello stemma della famiglia Orsini.

La mostra in toto

Il connubio tra il comune di Firenze e le gallerie degli Uffizi, l’Opera di S. Croce e il Museo Marino Marini ha dato adito a questo iter espositivo, donando il salvacondotto per posti quali giardini, chiostri, cappelle, gallerie, adibite a splendide cornici d’eccezione per accogliere le opere di questi protagonisti.

La cappella Ruccellai, scrigno del neoplatonismo di Leon Battista Alberti, adotta un’opera di Mimmo Paladino, inserendo l’antico e il moderno in una nuova prospettiva ideale. Al Forte di Belvedere svetta la “Calamita cosmica” di Gino de Dominicis che protende verso un ipotetico altrove, mentre Palazzo della Signoria dà un tributo a Jannis Kounellis con i suoi cactus, posti in dialettica con l’eternità delle sculture di Donatello.

A seguire, nell’immaginaria linea guida, il Giardino di Boboli accoglie il “Dormiente” di Mimmo Paladino. L’intento di conferire dignità all’italianità come profonde nel panorama artistico contemporaneo è ben definito da questa mostra peculiare che ambiziosamente decontestualizza luoghi simbolo dell’antichità e li ricontestualizza in un nuovo sentire, subordinato all’etica del contemporaneo.