Fino al 18 settembre all'Accademia Carrara di Bergamo è esposto il Compianto su Cristo morto, di Antoon van Dyck (1599-1641), un olio su tela di grandi dimensioni e caratterizzato da un formato orizzontale che comprime i personaggi in altezza dando respiro alla scena del Cristo morto.

Un dipinto di transizione

Dipinto tra il 1628 e il 1632, durante il suo secondo soggiorno ad Anversa e dopo un viaggio durato sei anni in Italia avvenuto tra il 1621 e il 1627, il Compianto esposto all'Accademia Carrara e proveniente da una collezione privata, si pone come congiunzione tra altri due quadri con lo stesso tema: il primo dipinto per la chiesa delle Beghine di Anversa ed oggi esposto nel museo di Belle Arti della città, e il secondo, datato 1634 circa, oggi nell'Alta Pinacoteca di Monaco di Baviera.

Il quadro che si può ammirare a Bergamo, è particolare per la disposizione delle figure che attorniano il Cristo quasi a volerlo proteggere, mentre il corpo di Gesù viene posto in primo piano: alla sinistra di Cristo vi sono due angeli ed un cherubino, alla sua destra la Maria Maddalena e dietro il cadavere si erge la figura di Maria che guarda con occhi arrossati e imploranti il cielo, sostenendo il corpo del figlio e tenendogli maternamente la mano.

La lettura del quadro

Leggendo il quadro da destra a sinistra, si nota che il piede di Cristo calpesta il titulus crucis INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei) che, a sua volta, copre in parte la lancia che colpì il costato, un chiaro segno della superiorità del Messia sul potere terreno.

Il cherubino indica costernato ad altri due angeli con l'indice della mano destra la ferita alla mano sinistra di Cristo, simbolo dei peccati dell'uomo.

L'indice della mano destra di Gesù (la destra nel cristianesimo, ma anche nella maggior parte delle religioni è simbolo di purezza), rimanda alla corona di spine ed ai tre chiodi della croce, simbolo anche di Trinità, e quindi di salvezza (dopo il secolo XI, per distinguersi dalla Chiesa Ortodossa, la Chiesa Latina iniziò a raffigurare le crocifissioni con tre chiodi anziché quattro, come continuano invece a fare gli Ortodossi).

Le figure di Maria e il braccio della Maddalena intersecano rispettivamente la figura e il braccio di Cristo per formare una croce, simbolo di redenzione e salvezza. Infine il cielo che fa da sfondo, pur cupo, è comunque squarciato da sprazzi di sereno, atteso evento di resurrezione.