Dal 28 giugno è disponibile per gli utenti Netflix Okja, l'ultimo film di Bong Joon-ho che poche settimane fa a Cannes ha generato diverse polemiche sull'ammissibilità a un grande festival di un film destinato allo streaming e non alle sale cinematografiche. Okja segna il ritorno alla regia del regista sudcoreano a 4 anni dall'eccellente Snowpiercer, capace di incassare più di 85 milioni di dollari in tutto il mondo. Ad affiancare la piccola protagonista Ahn Seo-hyun, diverse stelle hollywoodiane come Tilda Swinton (Michael Clayton, Solo gli amanti sopravvivono), Jake Gyllenhaal (I segreti di Brokeback Mountain, Lo sciacallo - Nightcrawler), Paul Dano (Little Miss Sunshine, 12 anni schiavo) e Giancarlo Esposito (Breaking Bad, Better Call Saul).

La favola animalista di Okja

Con le scorte mondiali di cibo in rapido esaurimento, la Mirando Corporation guidata da Lucy Mirando (Tilda Swinton) decide di rivoluzionare il mercato della carne creando dei maiali giganti geneticamente modificati, destinati a sopperire alla scarsità di risorse. La multinazionale consegna alcuni esemplari ad allevatori sparsi in tutto il mondo, con l'intento di riprenderseli quando i tempi per il lancio sul mercato saranno maturi. Dieci anni dopo, la piccola sudcoreana Mija (Ahn Seo-hyun) ha instaurato un legame intenso e profondo con uno di questi maiali, chiamato Okja, accudito con amore da lei e dal nonno. La Mirando Corporation si presenta a reclamare la bestia per la presentazione mondiale dei maiali, ma dovrà fare i conti con l'amicizia che lega Mija all'animale e con i bizzarri membri di un'associazione animalista, intenzionati a liberare tutti gli animali.

Con Okia, Bong Joon-ho imbastisce quella che in un primo momento appare come una grande favola animalista per ragazzi, dai chiari echi spielberghiani, ma che con il passare dei minuti diventa una satira, a tratti anche particolarmente feroce, sull'operato delle multinazionali dell'industria alimentare. Il regista sudcoreano è però abile a smorzare le tematiche ecologiche e naturaliste con un umorismo semplice ma corrosivo, che non risparmia nessuno, dall'industria della carne agli estremismi degli animalisti, passando per una rappresentazione particolarmente cinica e pungente della superficialità della società americana, messa esplicitamente in antitesi alla profondità e all'intimismo di quella asiatica.

Il punto debole di Okja risiede nello scarso approfondimento dei personaggi di contorno

Okja avvolge lo spettatore in una storia di amicizia fra bestia e bambina certamente non inedita, ma particolarmente toccante sia per le tematiche trattate, sia grazie a una CGI decisamente riuscita e mai fine a se stessa. Difficile non sentire almeno un piccolo groppo in gola durante le commoventi sequenze che coinvolgono la piccola Mija e il tenero maiale geneticamente modificato, come sono particolarmente pesanti da digerire le scene basate sull'allevamento e la macellazione degli animali, capaci di fare vacillare anche i carnivori più convinti.

Il punto debole dell'opera di Bong Joon-ho consiste non tanto nella sua vena fortemente sentimentale e consolatoria, ma nello scarso approfondimento dei personaggi di contorno e nella debolezza delle sottotrame che li coinvolgono. Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal, Paul Dano e Giancarlo Esposito si confermano dei veri e propri fuoriclasse della recitazione, dipingendo anche con pochi minuti a disposizione dei personaggi paranoici e contorti, in costante bilico fra macchiette, follia e la crudeltà più totale, resi però sterili e inconcludenti da un mancato approfondimento in fase di scrittura. Bong Joon-ho conferma invece le sue invidiabili doti dietro alla macchina da presa, centrando diversi momenti di altissimo cinema, come quello dello spettacolare inseguimento per le strade di New York.

Nella contrapposizione fra opposti ed estremi, come capitalismo e naturalismo, occidente e oriente, amicizia e sfruttamento, e nonostante qualche debolezza a livello di struttura narrativa, Okja riesce a trovare la propria strada, sensibilizzando e affascinando gli spettatori di tutte le età. Anche se le vette del cinema di Bong Joon-ho sono lontane, questo esperimento targato Netflix può dirsi sicuramente riuscito per la sensibilità con cui riesce a sviscerare un tema particolarmente scottante come il rapporto fra genere umano e sostenibilità ambientale, già affrontato dal regista sudcoreano nei più riusciti The Host e Snowpiercer. Le critiche sulla purezza cinematografica dello streaming e le strenue barricate contro il progresso lasciano così il passo a una pellicola pura e cristallina, capace di raccontare con schiettezza e genuinità i paradossi e i pericoli del nostro modo di agire e di trattare l'ambiente che ci circonda.