La suggestiva cornice del Maxxi dedica dal 23 giugno (2017) al 14 gennaio (2018) una grande rassegna all’architetto Zaha Adid, allestendo nella Galleria 5 un percorso espositivo che mette in evidenza l’eterogeneità dell’artista. Un progetto curato da Margherita Guccione, direttrice del Maxxi Architettura, che in collaborazione con Woody Yao, direttore di Zaha Adid Design, che punta sulla contestualizzazione italiana dell’opera dell’architetto israeliana.

Vita e stile di Zaha Adid

Zaha Adid (1950-2016) ha origini israeliane, frequenta la facoltà di matematica e si specializza a Londra in architettura.

La sua è una ricerca continua verso il superamento del limite spaziale, decostruendo linee e prospettive consolidate, accogliendo una nuova visione concettuale polimaterica. Le sue creazioni sono più fluide, leggere grazie anche all’utilizzo di materiali come il vetro e la plastica. Una poetica utopistica che trascende il reale e il contingente, desiderando approdare al realizzabile. I suoi edifici rivelano una tensione costante verso l’immaginifico. L’effetto risulta suggestivo e visionario come si può notare nelle sue opere: Bergisel Ski Jump a Innsbruck (2002); il Rosenthal Center for Contemporary Art a Cincinnati (2003); l’Ordrupgaard Museum Extension a Copenhagen. Zaha Adid viene encomiata di numerosi riconoscimenti tra cui il prestigioso premio Pritzker (2004) e varie saranno le sue collaborazioni nel campo del design della moda.

L'Italia di Zaha Adid

Questo mostra vanta l’apporto della “Zaha Hadid Architects” e la “Fondazione Zaha Hadid” a stigma di un quadro completo e esaustivo dell’architetto, che è l’artefice della stessa struttura che ospita questa ricercata rassegna. Il Maxxi stesso è un documento dell’assetto visionario artistico che propende verso una nuova risoluzione spaziale.

Come sottolinea la curatrice, la dott.ssa Guccione, Adid nutre un rapporto di stima con l’Arte italiana, in particolare con la morbidezza e il dinamismo delle linee dell’epoca barocca, assieme al suo interesse per il costruttivismo russo. A partire dai suoi bozzetti tridimensionali esposti che mostrano la sua ricerca verso una frammentazione lineare e spaziale, a seguire installazioni video e fotografie che suggellano la sua passione per l’ambito tecnologico, fondamentale per le sue creazioni.

Come sostiene Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, questo progetto espositivo è un tributo a un’artista che ha lasciato un segno del design e nell’architettura italiana.