C'è una mostra nella nostra penisola che vale la pena di segnalare per la grandezza ciclopica delle opere, offerte su 5.000 mq di esposizione. E' la mostra monografica dedicata a Damien Hirst, scultore inglese che espone sino al 3 dicembre a Venezia sia a Palazzo Grassi che a Punta della Dogana. Damien Hirst presenta con questa monografica opere ispirate alla collezione appartenuta al liberto Aulus Calidius Amotan, conosciuto come Cif Amotan II, che si perse durante un funesto naufragio nelle coste dell'Africa Orientale più di duemila anni fa e che venne riscoperta e recuperata nel 2008 attraverso una spedizione faticosa e fruttevole.

Oggi le opere recuperate, destinate ad un tempio del Dio Sole, insieme a molte altre ispirate ad esse si possono ammirare negli spazi di Palazzo Grassi e Punta della Dogana.

La mostra rientra nelle iniziative di collaborazione con la Fondazione Pinault, che ha dedicato in passato monografiche a grandi artisti contemporanei come Urs Fischer (2012), Martial Raysse (2015), Sigmar Polke (2016) e costituisce un progetto di largo respiro se si pensa che l'artista vi ha dedicato nove anni di lavoro.

Opere presenti alla mostra

Sculture come 'Abundance' (oro e bronzo)2016, Aten ( marmo rosso, agata grigia e foglia d'oro) 2015, Andromeda and the Sea Monster in Bronzo 2011, Hathor , 2015 in oro, argento, turchese, , si alternano ad opere come il Minotauro del 2012 in granito nero o ad opere totalmente in oro come The Sadness del 2008.

Nelle vetrine non manca una collezione di gioielli provenienti dal tesoro ripescato della nave Unbelievable, una collezione di pepite in oro naturale e minerali salvati dal naufragio e disegni come ad esempio 'Lo scudo di Achille' (2016), o 'Nettuno, Dio del mare', un 'Proteo grottesco' e una Sirena. Nella esposizione sono inoltre presenti foto e documenti del ripescaggio del Tesoro.

Persino monete d'oro dell'epoca trovate nel tesoro.

Il tutto, sia nella grandezza delle opere, come la statua che occupa l'ingresso della prima mostra che si protende in alto sino ad arrivare all'ultimo piano di Palazzo Grassi, sia nelle volute di un'Arte scultorea che vuole riprodurre persino le protuberanze dei coralli che il mare ha lasciato in un lavorio di due millenni sulle opere ripescate, stupisce e toglie in fiato .

Il neobarocchismo dello scultore non può che lasciare interdetto lo spettatore per opere che ripropongono gli antichi miti della cultura greca rivisitati in una chiave postmoderna e inquietante. Le due mostre rimarranno aperte sino al 3 dicembre 2017.