“Riprendiamoci i nostri figli” è il titolo del nuovo Libro di Antonio Polito che uscirà in libreria il 12 ottobre. Non si tratta di un libro che vuole impartire una lezione ai genitori, o mostrargli dove e perché hanno sbagliato nel loro mestiere. L’intento è quello di aiutarli, consigliarli, in quanto è consapevole di trovarsi di fronte a uomini e donne che non devono svolgere solo il loro ruolo di perfetti educatori, ma che sono essi stessi esseri umani con delle emozioni e dei dolori o momenti difficili da attraversare. E’ proprio per questo motivo che demolisce la solita definizione di genitori come “eroi” senza però rimuoverli dalla loro dimensione di epicità.

Antonio Polito: giornalista, politico e padre

Antonio Polito è un noto giornalista italiano, che tutti conoscono per le sua passione per la politica, anche se in realtà anche la vita, in generale, con i suoi risvolti più tragici e amari, è uno dei campi di studio che ama di più. E’ anche molto esperto del mestiere del papà in quanto ha già avuto due figli, uno anche quando era ancora molto giovane.

La scuola: i problemi che stanno affiorando negli ultimi anni secondo Antonio Polito

All’interno del suo nuovo libro, tra gli argomenti affrontati, c’è anche quello della scuola e dell’educazione italiana, dei problemi che soprattutto stanno affiorando negli ultimi anni. Secondo Polito, la scuola non serve più ad altro che a creare dei semplici robot pronti a entrare nel mondo del lavoro e non fornisce più la cultura che forniva un tempo.

Inoltre, nonostante questo compito di “agenzia di collocamento” i suoi risultati sono spesso fallimentari. Con questo metodo si rischia solamente di danneggiare i figli di chi non ha molti soldi, e continuare a pensare semplicemente che quelli che sono già ricchi di famiglia troveranno il modo di cavarsela. Non sarebbe meglio ricominciare a bocciare di più e selezionare i migliori per meritocrazia?

Secondo problema secondo Antonio Polito: perdita di qualcosa (o qualcuno) in cui credere

Un altro grande problema che affligge i giovani di oggi, secondo Antonio Polito, è la perdita di un’autorevolezza a cui rivolgersi nei momenti di sconforto, che può essere la religione o la scienza: basta credere in qualcosa. Un po’ della colpa deriva dal narcisismo che ci coinvolge 24h su 24h e che ha sostituito il sentimento e le emozioni che si provano in un determinato momento, alle regole fisse che bisognerebbe seguire per ricevere la giusta educazione.

Il problema è che sono i genitori stessi a farsi trasportare da questo narcisismo e a lasciar perdere tutto il resto.

Qual è la conseguenza? Che i figli non obbediscono più, vengono semplicemente corteggiati dai loro genitori, che recitano il ruolo di amanti continuamente respinti. Ma non è così che si proteggono i figli dai mali che poi troveranno all’esterno, quando si ritroveranno da soli a combattere le difficoltà della vita. E’ graffiandosi che possono imparare quello che non devono toccare, il dolore non è una malattia da evitare, ma l’unico modo che hanno per diventare forti e avere più possibilità di imparare, sopravvivere ed avere meno paura del futuro.

Secondo Antonio Polito i genitori devono imparare a fare squadra

I genitori devono cambiare il loro atteggiamento proprio per salvare i loro figli e regalargli una vita di felicità. Inoltre, devono lavorare insieme, la cosa più giusta che possono fare è allearsi tra loro. La madre con il padre, ed entrambi, insieme, con i loro figli. Devono imparare a comunicare con loro e aiutarsi a vicenda (non solo il figlio con i genitori), devono sfogare le proprie ansie e i propri problemi, piccoli o grandi che siano, tra di loro.

Il ruolo della famiglia si sta sgretolando, mentre in realtà è l’unica certezza che rimane a un figlio (o a un genitore quando lo diventerà) per tutto l’arco della vita. Non ci devono essere segreti o paure, e bisogna smettere di voler sembrare perfetti, o pretendere perfezione dagli altri.

Polito conclude descrivendo qual è, secondo lui, la vera missione di un genitore, che non deve mai perdere di vista: non deve crescere un mezzo uomo o una mezza donna che non sa affrontare il proprio futuro senza l’aiuto dei genitori, ma semplicemente trasmettere un patrimonio morale con il quale poi i figli saranno in grado di vivere serenamente. Come fare? Essendogli d’esempio.