Il premio Nobel per la Fisica 2017 è stato assegnato stamane a Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne per il loro fondamentale contributo alla scoperta delle onde gravitazionali dell’universo, previste da Albert Einstein oltre un secolo fa. L’annuncio del tanto atteso riconoscimento arriva dall’Accademia reale svedese di Stoccolma.

Le onde gravitazionali: dal 1915 al 2017

Era il 14 settembre 2015 quando da un esperimento con Ligo negli Stati Uniti si registrò uno strano ‘fatto’. Ma proprio da questa sorta di anomalia si capì che Einstein aveva pienamente ragione e che le onde gravitazionali esistono, esattamente quelle che il fisico tedesco – Nobel nel 1921 ‒ aveva previsto con la teoria della Relatività Generale, nel lontano 1915.

La notizia fu pubblicata sulla rivista scientifica Physical Review Letters l’11 febbraio 2016, destando subito particolare interesse, considerata la difficoltà della riuscita (lo stesso Einstein la riteneva una sfida impossibile). Da quel momento si scorse il profumo di Nobel, ciò che poi è diventato realtà proprio stamattina. Al premio ha partecipato anche l’Italia che con l’antenna Virgo ha potuto confermare nello scorso agosto, l’osservazione fatta 2 anni prima dall’antenna americana Ligo. L’istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Càscina (Pi) è stato per questo evocato durante l’assegnazione del premio, un Nobel che porta così anche i colori italiani. Fernando Ferroni, presidente dell’INFN la definisce 'la scoperta del secolo' e si congratula con i vincitori del premio e con tutti coloro che in questi lunghi anni hanno partecipato a renderla possibile.

I vincitori

Weiss, il più anziano dei tre vincitori, nacque a Berlino nel 1932, ottenendo il dottorato nel 1962 negli Stati Uniti. Barish nacque nel 1936 a Omaha e insegnò nel California Institute of Technology. Infine Thorne, il più giovane dei tre, è nato a Logan nel 1940, con cattedra in fisica teorica a Caltech. Costui è divenuto particolarmente noto per il contributo scientifico al film Interstellar.

Un brindisi al Nobel globale quello di stamattina dunque, a cui ha partecipato anche Federico Ferrini, direttore dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (Ego), dedicandolo a Adalberto Giazotto, padre del rivelatore Virgo. Anche a distanza di un secolo l’opera di Albert Einstein non solo si riflette, ma diventa più che mai attuale.