Roma, Palalottomatica, 29/11/2017. Altra tappa del Prisoner 709 Tour di caparezza Altra tappa, altro grandioso successo. E dire che fuori dal palazzetto, pioveva a dirotto, come se ormai "i monsoni" fossero diventati un'abitudine della capitale: ma forse, sotto sotto, non c'era cornice migliore per questo concerto, atteso da migliaia di spettatori, di cui molti, praticamente zuppi, all'apertura dei cancelli; zuppi ma ampiamente soddisfatti perché l'attesa è stata ripagata da uno show a 360°.

Uno spettacolo carico di emozioni, al quale gli oltre 10.000 spettatori del Palalottomatica, per l'occasione al gran completo, hanno potuto assistere con entusiasmo e grande coinvolgimento.

L'artista pugliese, nel suo ultimo album e quindi anche nel suo tour, ha dato sfogo e voce alle sue incertezze e malinconie legate alla sua salute, vittima di un fastidioso disturbo all'udito (l'effetto Larsen sul quale ha scritto anche una canzone) ma legate anche alla sua carriera, in cui ha pubblicato 7 album col nome di Caparezza e 2, agli esordi, col nome di Mikimix: da qui il nome "Prisoner 709" dove lo zero, inglesizzato, ha la funzione mettere in discussione "il Seven O Nine" dei suoi album; imprigionato nelle gabbie più profonde della propria coscienza, Caparezza ha espresso non il solito disagio sociale, a cui ci ha abituato con graffiante ironia e disarmante genialità, ma un disagio molto più profondo e personale.

Così anche la prima parte dello spettacolo di ieri è stata strutturata in maniera fredda e quasi claustrofobica, senza alcuna interazione col pubblico, ma solo con la musica delle nuove canzoni e una scenografia decisamente cupa, fatta di corvi e camici da infermieri e pazienti.

"No, non è vero che non c'è una chiave..."

Eppure lo stesso Caparezza, si rende conto che è necessaria una via di fuga, una rinascita, uno sforzo in grado di riportarlo alla realtà circostante; una realtà fatta di tutte quelle spiacevoli verità che negli anni ha sempre saputo raccontare in maniera dissacrante, ma fatta anche, e soprattutto, di cose belle, familiari e condivise, per cui vale davvero la pena uscire da qualsiasi prigione.

O da qualsiasi tunnel.

Ed inizia una seconda parte dello spettacolo. Colorata, ironica, coinvolgente, carica e sudata; Caparezza e Diego Perrone, l'inseparabile amico e seconda voce, teatralizzano ogni canzone, gonfiandola di significati. Sapientemente arricchita dalle coreografie dei quattro ballerini, la cura del dettaglio diventa addirittura abbagliante nella scenografia, perché capace di tradurre e dare forma tangibile, anche alle idee più fantasiose e suggestive del cantautore di Molfetta.

In chiusura i ringraziamenti, ampiamente meritati, a tutto l'entourage (tra i quali la ditta dei trasporti coinvolta con addirittura 5 tir, giusto per rendere l'idea della fatica strutturale) e la bellissima dedica del concerto a due giovanissimi fan scomparsi recentemente. Si esce soddisfatti (nonostante la discutibile qualità acustica del Palalottomatica) e storditi, quasi travolti dall'onda d'urto di tutte le parole, i significati, le immagini e le emozioni concentrate in maniera quasi "sconcertante" (paradosso degno di Caparezza) in un unico live. Ma tutto sommato è uno smarrimento che..."ti fa stare bene".