Ieri, 10 novembre 2017, presso lo spazio espositivo "Studios", in Via Notarbatolo 36, a Palermo, si è svolta l'inaugurazione della mostra personale di pittura dell'artista Marco Favata, intitolata "Progressioni Dissociative" che, oltre a riscuotere notevole successo per numero di presenze, ha rappresentato per l'artista un "battesimo artistico", in quanto sua prima mostra personale. A curare l'organizzazione e i dettagli della stessa, la Prof.ssa Graziella Bellone, psicologa ed esperta d'arte.

Una produzione d'autore

I cicli pittorici di Marco Favata, sia quello della "Tauromachia" che, più in generale, quello che riguarda l'intero percorso delle "Progressioni Dissociative", rappresentano un'interessante interpretazione della realtà resa "dissociata" da esperienze che affondano le loro radici nell'infanzia dell'artista.

La produzione è varia, intensa, non corposa, ma accattivante e profonda. Riesce a catturare e a lascia fluire liberamente le emozioni da parte dell'osservatore che può osservare i soggetti nella loro più pura natura concreta, ma anche rielaborare il senso grazie alla rottura schematica creata dalla dissociazione.

Senso e controsenso si alternano in un vero e proprio scomporre e ricomporre concetti e soggetti in una sorta di puzzle che può essere ricomposto facilmente, ma che induce a porsi una domanda: "perché e dove si rompono realmente gli schemi"? La risposta è, ovviamente, lasciata al fruitore.

L'arte di Marco nelle parole dell'esperto

"Ciò che affascina e che colpisce nel nostro artista palermitano - spiega Graziella Bellone - è la capacità di agire per rivelare all'osservatore una dimensione nascosta.

Potremmo dire che le sue opere sono simili a quesiti, possiedono il pregio di non annoiare, proprio perché riescono a trasmettere quel senso di incompiutezza, dove è possibile riscontrare alcuni dei principi della Gestalt e della psicodinamica della forma".

"Marco Favata - continua la Bellone - ci regala con le sue performance, la possibilità di un dialogo tra colui che guarda l'opera e la concezione che prende forma nel medium, l'opera stessa, che offre sorprese e suggestioni e permette di interpretarla, da parte di chi la osserva, in chiave fenomenologica. Il che non ci nega, anzi, amplifica una vasta gamma di emozioni, conclude la Bellone".

"La dissociazione, nella seconda fase, non è solo orizzontale e verticale, ma diventa obliqua e astratta. L'occhio, e qui entra in gioco il riferimento alla Gestalt, ha la capacità di percepire ciò che vuole vedere in quel momento a seconda dall'emozione che l'artista riesce a trasmettere. Quindi, c'è un'immagine decodificata che noi ricostruiamo perché richiama una sorta di elaborazione mentale, ma c'è quella parte dell'immagine che ciascuno ricostruisce a proprio modo secondo la sua emozione ed il suo trasporto particolare".

Le emozioni di Marco Favata

"I colori primari vengono aggiunti in una fase successiva proprio come fase evolutiva della prima fase, dove c'era solo una scala di grigi, quindi il colore si inserisce come elemento innovativo contemporaneo, spiega Marco Favata".

"Nella contrapposizione uomo-animale, la dissociazione mostra la doppia identità dell'uomo contemporaneo, mentre nella "tauromachia" trovo un nuovo modo di vedere questo aspetto partendo dalla Corrida che mio nonno mi portava a vedere da piccolo. Possiamo definirla come metafora della vita perché riscontro questi aspetti nella vita di tutti i giorni, nelle persone che incontro".