Nei giorni scorsi al Cinema Rouge et Noir di Palermo, in anteprima e senza interruzioni, è stata proiettata "Indictus. La Terra è di nessuno", la web serie che racconta in sette puntate la battaglia di Cerami del 1063, un conflitto tra occidente e oriente il cui esito ha segnato le sorti dell'isola e di tutte le terre del Mar Mediterraneo. Uno scontro leggendario nel quale quarantasei soldati normanni hanno sconfitto in modo sorprendente un esercito di oltre tremila arabi. Da quel momento le sorti dell'isola saranno segnate da un nuovo corso della storia che coinvolgerà l'intero Mediterraneo, fulcro dello scontro tra Oriente e Occidente da e nei secoli.

Francesco Dinolfo, regista di "Indictus | La Terra è di Nessuno"

La web serie del regista Francesco Dinolfo nasce nei borghi medievali delle madonie. "La storia ce li ha consegnati nel mondo in cui li conosciamo ancora oggi", ha ricordato. Molti dei luoghi scelti per girare la web serie, infatti, sono nel circuito dei borghi più belli d'Italia, oltre a Gangi, proprio perché assolutamente incontaminati. Per il regista le Madonie sono una ricchezza di tutti, soprattutto per gli abitanti che hanno una qualità di vita invidiabile, ma che si trovano ad affrontare uno spopolamento ormai emorragico. Anche il regista ha vissuto fuori dalla sua terra, per molti anni. "La Sicilia sarà sempre terra di nessuno per bellezza e costituzione - ha aggiunto - I caratteri che abbiamo ereditato hanno determinato la condizione sociale e politica di questa terra, che rimane terra d'approdo, ma anche baluardo di speranza e bellezza".

Dinolfo crede che la posizione geografica della Sicilia sia stata fondamentale per la sua evoluzione nei secoli. I siciliani, in passato, sono stati centro e cuore del commercio dell'intero Mediterraneo. Anche se si vive in una società che chiude le frontiere e alza i muri, non crede che ciò possa essere attuato in Sicilia.

"La nostra identità è ormai frutto di questa compresenza pacifica tra diverse etnie e meticciati", ha commentato. Il regista non sa se ai propri coetanei che vogliono intraprendere la sua stessa strada possa servire il suo consiglio. Non nasconde che bisogna fare delle scelte per intraprendere qualsiasi strada, per le quali bisogna impegnarsi molto, bisogna studiare ed essere pronti ad accettare scommesse e sacrifici, se la strada che si sceglie richiede, senza rimpianti.

Raccontare storie, raggiungere un pubblico ampio è oggi possibile, secondo Francesco Dinolfo, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, ma comporta costanza e perseveranza. Soprattutto determinazione se si vuole raggiungere un buon risultato. Non trova giusto, inoltre, che i giovani non si concedano delle possibilità e non si mettano in gioco per avere un lavoro, quindi, un loro futuro. "E' complicato gestire sé stessi e la propria storia, che per me è un misto tra la sfera professionale e la volontà effettiva, con un mondo del lavoro e sociale sempre più sgretolato". Per Dinolfo l'importante è avere un obiettivo chiaro, e questo è una somma di piccoli step che accompagnano ogni persona nel tempo.

"Oggi credo che non preoccupi più neppure la possibilità di sbagliare - ha concluso - La mia generazione si ferma ancora prima, sulla soglia dell'azione". Riguardo al suo prossimo argomento per una possibile web serie futura, ha commentato: "Posso dire che non mi precludo nessuna strada, ma prima aspettiamo di vedere l'uscita di questa prima web serie il 18 gennaio 2018 su YouTube".

Santi Cicardo, attore e acting coach di "Indictus | La Terra è di Nessuno"

Nella web serie Santi Cicardo ha interpretato, nei luoghi dove realmente è nato (Madonie), Ruggero I d'Altavilla. "Alle Madonie sono legati molti dei miei ricordi e affetti. Ancora oggi continuo a lavorare in questo territorio e a esse ritorno sempre", ha sottolineato.

Per l'attore le Madonie rappresentano un luogo di meditazione e di ricerca della solitudine. Ma sono anche la sua terra di nascita e, come spesso capita a tanti rispetto ai propri luoghi natii, verso esse nutre sentimenti ambivalenti. Il silenzio di quei luoghi, per lui, è motivo di rigenerazione ma anche di un isolamento forzato da cui sfuggire. "Bisogna volerle le Madonie!". Secondo l'attore per i siciliani è molto difficile liberarsi da un certo atteggiamento gattopardiano. La cosa che più di tutto è cambiata, nella regione, è la centralità della Sicilia. Per i Normanni l'isola diventò un centro produttore di senso politico, amministrativo, culturale; oggi invece gli appare molto decentrata rispetto alle dinamiche di significazione in atto.

Non perché manchino del tutto le iniziative che vanno in questo verso, solo per restare nel campo della promozione artistica ne sono una dimostrazione "Indictus | La Terra è di Nessuno" e l'impulso della Sicilia Film Commission verso la produzione e distribuzione di linguaggi innovativi, ma in generale è come se questa terra vivesse in un perenne contrattempo. "Più che guidare i processi ci adeguiamo, vecchio vizio, o virtù se si vuole", ha commentato. Passando al personaggio da lui interpretato, non crede che ci siano analogie o differenze in senso stretto. Quando Francesco Dinolfo gli ha proposto il ruolo di Ruggero I, aveva in mente un personaggio irruento, crudo, a tratti privo di modi e di sensibilità verso gli altri, tutto preso dalla brama del potere e della gloria, più guerrafondaio che diplomatico.

Rispetto a questa immagine ha semplicemente pescato in se stesso e preso in prestito da altri i tratti fisici e psicologici che potessero restituirla, cosa che deve fare un attore. La sua passione per il teatro è nata per caso. Un evento fortunato gli ha fatto incontrare, proprio sule Madonie, Teatro libero e quella che sarebbe divenuta la sua maestra, Lia Chiappara. Poi le cose sono andate da sé. Spettacoli, colleghi, allievi, maestri, pubblico e un vortice di vita a cui non poteva rinunciare. Per l'attore: "E' stato più il teatro a farsi spazio che io a dargli agio". Il giovane ragazzo ha già diversi progetti in cantiere per i prossimi mesi. Oltre ai vari laboratori, corsi di perfezionamento e workshop, quest'anno firmerà il testo e la regia di due spettacoli per le Officine Teatrali quintArmata, la compagnia che ha fondato nel 2013: Due.punto.zero.

Il soldatino virtuale e 1di7 #invidia. Mozart e Salieri. Sarà poi in scena con Oublì diretto da Umberto Cantone e L'uomo, la bestia e la virtù diretto da Andrea Battistini. Infine, curerà la direzione artistica per la stagione teatrale di #grifeoeventi, progetto nel cassetto Geworfenheit, ispirato a Il paradiso perduto di Milton, a cui lavora da diverso tempo.

Dario Raimondi, attore di "Indictus | La Terra è di Nessuno"

Dario Raimondi nella web serie ha interpretato il ruolo di Arisgot de Pucheuil. "Devo molto a Santi (Ruggero I d'Altavilla nella serie e acting coach) che mi chiese di fare un video provino da sottoporre a Francesco - ha commentato Raimondi - Il video piacque al regista e da allora iniziarono i primi contatti e i successivi incontri per i casting".

Parlando della sua passione per il teatro, ha aggiunto: "Credo sia stato lui (il teatro) a scegliermi". Era uno studente di filosofia quando uno dei suoi docenti gli chiese di entrare a far parte del suo laboratorio teatrale. Accadde durante un esame e fu totalmente inaspettato. Il professore gli diede la lode e lo fece esordire con un testo di Paolo Messina al Teatro Biondo di Palermo. Salvatore Lo Bue lo ha contagiato, immischiandogli questa vorace passione. Il resto venne da sé. Continuò subito a lavorare così da non fermarsi a riflettere nemmeno un secondo su quanto gli stava capitando. Dopo tante collaborazioni indipendenti, fra spettacoli e cortometraggi, e la vittoria a un festival locale, Sergio Misuraca lo chiamò per girare il primo lungometraggio, Fuori dal Coro.

La principale analogia tra Dario Raimondi e Arisgot è: "La fede. Il vero motore di Arisgot è la fede - ha sottolineato Raimondi - La guerra è il suo mondo, la spada il suo vessillo. Nonostante sia un combattente, Arisgot ha dei valori incrollabili, con l'unico limite di essere umano. Conquistatore, sì, ma per vocazione spirituale. Ecco, credo sia la determinazione ad accomunarci, nutrita da una robusta fede, la propria". L'ingrediente giusto che ha usato per interpretare il proprio personaggio è stato quello di "affidarsi", seguire i buoni consigli, le giuste indicazioni e sbagliare. Sbagliare tanto. Tra le caratteristiche di Arisgot c'è la possibilità di riscatto, quindi, la speranza attraverso la guerra.

Un riscatto che la nostra terra, secondo l'attore, sta avendo in attraversando negli ultimi anni. "C'è un fervore generazionale che inizia a palpitare. Personalmente, credo che il cambiamento sia in atto. L'errore, il solito, è l'importazione di modelli esterni, senza partire invece dalle nostre caratteristiche, dalle nostre peculiarità". Per Raimondi bisognerebbe invertire la tendenza. I siciliani devono essere mondo e riscattarsi dalle viscere. Devono essere il futuro e il presente. "Non c'è altro, solo noi, la nostra voglia, la nostra speranza. Il meglio che la nostra isola sia riuscita a fare negli anni nasce dal basso. Dalla capacità di avere saputo reagire a ogni sopruso, anche ai mali interni, quelli che da dentro ti divorano.

Abbiamo uno spirito solido - ha concluso - capace di reagire e accogliere, pur attraversando le disfatte. Quando la nostra coscienza, da siciliani, riconoscerà questa forza, sarà il mondo a occuparsi di noi.