Ricostruire un lungo viaggio, lungo temporalmente e spazialmente: questo si propone di fare “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, la mostra inaugurale del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Al taglio del nastro, il 13 dicembre, erano presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, a testimoniare l’importanza di questo percorso che inizia proprio dalle terre d’origine degli ebrei italiani: il primo impatto con la mostra infatti è una visione di quelle terre, dalla penisola siro arabica alla Mesopotamia, da Canaan all’Egitto passando per le Terre d’Israele, il visitatore grazie a una videoinstallazione si trova immerso in quei deserti.

Da lì è partita, dopo la distruzione del Tempio di gerusalemme nel 70 d.C. da parte di Tito, la diaspora, quello che gli ebrei chiamano l’esilio. In realtà la storia degli ebrei è da sempre la storia di un popolo in continuo spostamento, non per niente, come spiega in uno dei numerosi video che accompagnano l’intera esposizione, Benedetto Carucci Viterbi del Collegio Rabbinico Italiano: “Ebreo significa colui che viene dall’altra parte e va dall’altra parte”. Ma la distruzione del Tempio (riprodotta attraverso un’altra videoinstallazione) cambia la storia per sempre: è la distruzione del luogo di culto per eccellenza, da quel momento i “luoghi di culto” diventeranno i testi sacri, luoghi di studio e riflessione.

Ancora oggi gli ebrei che vanno in pellegrinaggio a Gerusalemme si fermano al Muro del Pianto che altro non è che ciò che resta delle mura del Tempio.

Dall'Oriente a Roma

Da quelle terre dunque gli ebrei arrivano a Roma in migliaia come schiavi o prigionieri, insieme ai resti del Tempio stesso, il Colosseo verrà costruito con i proventi del saccheggio di Gerusalemme e con il lavoro degli schiavi giudei.

L’iscrizione funeraria di Claudia Aster è uno dei primi e più toccanti epitaffi che si trovano in mostra, in poche righe si scopre infatti che era stata fatta prigioniera a Gerusalemme e portata in Italia, acquistata poi come schiava da un liberto imperiale che le trasmise il nome Claudia divenne probabilmente sua concubina e morì a 25 anni.

In realtà gli ebrei a Roma già vivevano almeno dal II secolo a.c. , non tollerati ma neanche esclusi, in una condizione di inferiorità legalizzata che li salvava dalle persecuzioni di cui erano vittime eretici e infedeli e gli permetteva di tramandare e consolidare la propria cultura e le proprie tradizioni. Una prova di questa presenza diffusa sono le numerose catacombe romane che davano sepoltura ad ebrei, come quelle di Villa Torlonia, in parte riprodotte in mostra. Anche la Chiesa scelse di accettare gli ebrei, sempre come inferiori, come spiega Anna Foa, curatrice della mostra insieme a Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, e proprio lui, a metà circa del percorso, sempre in un video, racconta come e perché è nata la mostra: “Ci siamo chiesti: da dove sono venuti gli ebrei italiani?

Quando e perché? Che vita hanno vissuto? E gli oltre 200 oggetti in mostra: monete, epitaffi, lucerne, vetri, anfore, libri, provano a fornire delle risposte in quanto testimonianze dei contesti a cui appartenevano”.

Gli ebrei nel resto d'Italia

La seconda parte della mostra è incentrata sulla presenza degli ebrei anche nell’Italia meridionale oltre che a Roma, una presenza di molto antecedente alla distruzione del Tempio, erano mercanti che da tempo si erano stabiliti in Sicilia, Campania, Puglia e Calabria ed è proprio in queste terre che si assiste alla rinascita della lingua ebraica in Europa, con la copiatura di manoscritti e la redazione di testi letterari o scientifici. Gli ebrei si sposteranno poi sempre più verso l’Italia Settentrionale e arriveranno a varcare le Alpi e a raggiungere l’Europa centrale.

I primi mille anni della mostra sono quasi giunti al termine, così come questo primo periodo di integrazione (non assimilazione) e convivenza, all’inizio del XII secolo, dopo la prima Crociata del 1096, si passa infatti alle persecuzioni e alle discriminazioni. Nel ‘500 i fogli dei testi sacri (quelli sopravvissuti ai roghi) verranno riutilizzati come copertine di registri notarili e di libri amministrativi e parrocchiali.

Il viaggio di Beniamino da Tudela

La mostra si chiude presentando il viaggio che l’ebreo navarrese Beniamino da Tudela fece tra il 1159 e il 1173 dalla Spagna alla Terrasanta incontrando molte comunità ebraiche e raccontandole nel libro Sefer massa’ot (Libro di Viaggi). I mille anni successivi, fatti di espulsioni, ghetti e persecuzioni saranno oggetto delle prossime mostre del museo, con questa intanto i curatori suggeriscono già importanti riflessioni sul presente e sull’importanza del riconoscimento e del rispetto dell’altro e del diverso. La mostra resterà aperta fino al 16 Settembre 2018, per tutte le informazioni www.meisweb.it.