L'idea non è originale, anzi si tratta dichiaratamente di remake in salsa italica. L'idea folgorò letteralmente lo scrittore tedesco Timur Vermes nel 2012 e si tradusse nel suo romanzo "Er ist wieder da", uscito l'anno successivo in Italia con il titolo "Lui è tornato". Un'opera surreale, ironica, visionaria e ben scritta che aveva come tema centrale il ritorno di Adolf Hitler nella Germania del XXI secolo. Il fuhrer si risveglia nelle campagne berlinesi, quasi si fosse trovato in un limbo dopo il sucidio avvenuto nell'aprile del 1945. Per lui il tempo è come se non fosse passato, ma si ritrova proiettato in una Germania diversa da quella del Terzo Reich, viene inondato dalle nuove tendenze e dai progressi tecnologici di settant'anni di storia.

Il redivivo Hitler riprende a fare politica a modo suo e diventa la star di una Web TV, un personaggio che torna a far discutere e divide la società moderna. Il libro è diventato un best seller, tradotto in 41 lingue e capace di vendere due milioni e mezzo di copie. Nel 2015 il regista David Wnendt ne ha realizzato anche un adattamento cinematografico. La stessa storia adesso diventa un film anche in Italia, le circostanze sono simili ma il protagonista è, ovviamente, Benito Mussolini.

Il duce è tornato

'Sono tornato' è il film diretto da Luca Miniero (Un boss in salotto e Benvenuti al Nord tra i suoi lavori cinematografici) ed uscirà in Italia l'1 febbraio 2018. A dare volto al duce che si risveglia nel Belpaese del XXI secolo è l'attore genovese Massimo Popolizio (Romanzo Criminale, Mio fratello è figlio unico, Il divo e La grande bellezza tra le pellicole da lui interpretate).

Nel cast anche Stefania Rocca, Gioele Dix, Frank Matano, Ariella Reggio, Massimo De Lorenzo, Eleonora Belcamino e Giancarlo Ratti. Ma come sarebbe accolto Mussolini nella moderna società italiana? A giudicare da quanto spesso oggi viene rievocata la sua figura da alcuni improbabili nostalgici e sconsiderati revisionisti, c'è da attendersi la sua capacità di conquistare quella parte estremista ed intollerante del Paese che, stando ad alcuni sondaggi, sta pericolosamente crescendo.

Il film sposa proprio questa teoria, tra ironia, saluti romani, nazionalismi d'annata ed immancabili selfie. E lo stesso Mussolini, superato il trauma di ritrovarsi in un'Italia ben diversa da quella che lui aveva governato nel Ventennio, scoprirà in Internet e nei social network un metodo veloce e penetrante per fare propaganda, un pò come Hitler nel libro di Vermes.

Parola al regista

"Le condizioni del nostro Paese oggi ricordano da vicino quelle che, all'epoca, furono terreno fertile per il fascismo". Luca Miniero non ha dubbi e mette le mani avanti, pertanto, a coloro che potrebbero accusare il suo lavoro di avere un carettere negativo e propagandistico per eventuali neofascisti. Miniero non fa propaganda, al contrario ha intervistato molti italiani per conoscere il loro punto di vista sul ritorno del duce. Nella trama del film, infatti, un giovane documentarista conosce per caso Mussolini e lo crede un comico che imita il duce. Tutte le interviste che compaiono nella pellicola sono reali, non c'è finzione cinematografica. "Abbiamo girato il Paese - dice Luca Miniero - e fatto interviste con la telecamera nascosta, chiedendo agli italiani cosa pensano del ritorno di Mussolini.

Naturalmente abbiamo rivelato dopo ciò che stavamo realmente facendo. La parte sorprendente del nostro film - prosegue il regista intervistato da Repubblica - sono proprio le riposte degli italiani dinanzi al ritorno del duce".

L'Italia populista

Secondo il parere di Miniero, ma in realtà è ciò che traspare maggiormente dal suo lavoro, "negli ultimi anni è cresciuto un sentimento populista e, insieme, il desiderio di un leader forte, un uomo d'ordine. Le reazioni sono quelle di un Paese arrabbiato ed incapace di comprendere una realtà filtrata dalla politica". E sono i politici di oggi il bersaglio degli italiani arrabbiati. "Per molti italiani sono la causa di tutti i nostri problemi, molto più degli extracomunitari che, invece, vengono considerati capri espiatori".

Maniero, nel paragone con l'opera originale che presentava un Hitler redivivo in Germania, traccia una netta differenza nel rapporto che tedeschi ed italiani hanno con il loro scomodo passato. "In Germania parlare di Hitler è come parlare del demonio, in Italia c'è un approccio più bonario sul fascismo e sono in tanti a pensare, con il solito luogo comune, che se Mussolini non si fosse alleato con Hitler le cose sarebbero andate diversamente". 'Sono tornato', pertanto, si pone come la presentazione di uno spaccato dell'Italia contemporanea. "Una riflessione sui nosti usi e le nostre abitudini - sottolinea il regista - ai quali lo stesso Mussolini si adegua e comprende che i muovi media sono oggi il vero sistema di potere. Il film è ironico e a tratti divertente, ma pone anche una riflessione sulla tragicità della figura di Mussolini e su un sentimento estremista insito nell'italiano medio. Il vero Mussolini in effetti pronunciò una frase con la quale affermò di non aver creato il fascismo, ma di averlo tratto dall'inconscio degli italiani. Il nodo della questione è proprio questo: quell'inconscio che è sempre rimasto dentro alcuni di noi".