Heath Ledger, dieci anni fa la scomparsa del talentuoso attore australiano. Il 22 gennaio 2008 è stato trovato morto nella sua casa di New York. L'autopsia rivelò che morì a causa di una intossicazione acuta provocata dagli effetti combinati di ossicodone, idrocodone, diazepam, temazepam, alprazolam e doxilamina, regolarmente prescritti dal suo medico. Una tragica fatalità.

Chi era Heath Ledger?

Per chi lo amava era un sacco di cose. Era il ragazzo che ci ha fatto piangere in Brokeback Mountain, un film considerato scandalo, ma che rimane nelle classifiche tra i film più romantici della storia del Cinema, e che è valso all'attore australiano la prima nomination all'Oscar.

Ledger era anche Il Joker sul set di The Dark Knight (Il cavaliere oscuro), per il quale ha vinto un Oscar postumo, ma no, non per pietà. La sua interpretazione, perfetta a dir poco, da lasciare senza parole anche i suoi colleghi sul set, è stata una dei maggiori successi del cinema moderno. Cosa comune per Heath era immedesimarsi il più possibile nelle parti che interpretava, immergeva anima e corpo nei personaggi. Per questo ruolo si isolò per un mese in una stanza d'albergo per migliorare la risata, le battute e il fare da psicopatico che il Joker richiedeva; scrisse anche un diario come se fosse proprio il malefico "pagliaccio" a parlare. Per questo fatto molti associano la depressione di Heath Ledger e la sua conseguente morte al ruolo interpretato, sarebbe andato troppo oltre raggiungendo davvero la pazzia del personaggio.

Ma gli amici più intimi e i famigliari smentiscono questa tesi.

Iniziò a recitare a 10 anni nei panni di Peter Pan. Ma il suo percorso verso l'apice fu sempre in salita, scartato per il ruolo di Moulin Rouge e per quello di Alexander, recitò in 10 cose che odio di te, Il patriota, Il destino di un cavaliere, I fratelli Grimm e l'incantevole strega e Io non sono qui, dove interpreta Bob Dylan.

Quando scomparve stava girando Parnassus. L'uomo che voleva ingannare il diavolo, ma non terminò mai le riprese.

Cosa ci ha lasciato?

A conti fatti, di Heath Ledger restano diciannove film, un Oscar post mortem e una figlia, Matilda Rose, ora dodicenne, avuta da Michelle Williams, conosciuta sul set di Brokeback Mountain.

Molti pensano che Heath Ledger sia un altro di quegli attori belli e dannati, al seguito di Marilyn Monroe e James Dean, che scompaiano troppo presto, come inghiottiti dal cinema e dalla vita da star, come se fossero destinati, come se ci fosse per forza un lato oscuro.

Ma questo pensiero viene un po' smentito dal documentario I am Heath Ledger presentato al Tribeca Film Festival lo scorso anno, un racconto veritiero che si avvale di immagini girate dallo stesso Ledger, arricchito da interviste di amici e familiari. Da questo lungometraggio infatti ne esce un Ledger completamente diverso da quello che viene documentato dopo la sua tragica scomparsa, e infatti vediamo un ragazzo solare, un artista atipico che aveva deciso di vivere fuori dallo star system, devoto nel suo ruolo di padre, amante della musica, un brillante giocatore di scacchi che da grande avrebbe voluto fare il regista. La carriera da attore era solo un primo step.

Forse era destino, forse se l'è cercata, ma non è facile uscire dal tunnel della depressione quando a darti sicurezza non bastano amore, successo, lusinghe, denari e premi.

Ma è un copione che non aggiunge molto al ritratto preconfezionato amato dai media. L'imperfezione è un'arte, l'addio a sorpresa una dolorosa attitudine. Tutto ciò che abbiamo è il suo culto ora. La sua morte un po' misteriosa crea e fa di lui un mito. Nato anche dall'ispirazione che i suoi colleghi attori, e non solo, traggono dalle sue interpretazioni. Questo alla fine è quello che rimane.

In loving memory