Il linguaggio amministrativo è utilizzato nell'ambito della Pubblica Amministrazione al fine di trasmettere informazioni sia all'interno dell'istituzione che all'esterno, ai cittadini.

Perché 'burocratico'?

Molto spesso però questo linguaggio risulta agli occhi del destinatario complesso e oscuro: infatti il linguaggio amministrativo viene spesso definito “burocratico”. Questo aggettivo ha lo stesso significato di amministrativo ma con una sfumatura negativa: la parola “burocrazia”è costituita dal suffisso -crazia (che deriva dal greco “kratos” che significa “potere”) e dalla parola “bureau” cioè “ufficio”.

Un alone di negatività accompagna la parola “burocrazia” sin dai primi dell'Ottocento anche se il suo linguaggio ha rappresentato un modello importante per ben due secoli. Infatti col passare degli anni, ad Unificazione raggiunta, in assenza di un sistema di comunicazione che rendesse la nuova Italia più “omogenea”, il linguaggio burocratico si affermò come una varietà prestigiosa. Allo stato attuale invece il linguaggio burocratico è considerato obsoleto, privo di qualsiasi utilità se non quella di rendere i testi pesanti e di difficile comprensione.

Quali sono gli effetti?

Testi che dovrebbero essere assolutamente inequivocabili (anche se la condizione d’inequivocabilità può essere comunque soggettiva) danno adito a differenti interpretazioni e ciò rappresenta un problema perché le situazioni che vedono il cittadino come destinatario del linguaggio amministrativo sono molteplici: gli aggiornamenti delle dichiarazioni fiscali, le istruzioni ministeriali per l’inserimento nelle ambite graduatorie permanenti, i bandi di concorso, ecc.

Quali sono le cause?

Tra le cause che generano la complessità del linguaggio vi è il desiderio da parte di chi scrive di nobilitarlo. Ma questo è uno scopo fallace perché astrattezza, pomposità e oscurità rendono i testi amministrativi di difficile lettura e comprensione, obbligando il destinatario a ritornare sulle frasi o a leggere più volte.

Un'altra ragione è l’inerzia. Il linguaggio amministrativo tende a conservare molti elementi superflui, espressioni obsolete, formule stereotipate che rendono non trasparente il discorso e talvolta inficiano il significato.

Inoltre occorre considerare l’immagine che il personale vuole associare all’ente di cui fa parte; per immagine s’intende ciò che è percepito dal pubblico quando sente parlare di un certo ente.

Nell’intento di creare un’efficace riconoscibilità di un testo, il personale che si dedica all’elaborazione dei testi scritti sacrifica, spesso inconsapevolmente, la chiarezza e la trasparenza nei confronti dei cittadini.

Inoltre non è trascurabile il fatto che ormai in tutti gli uffici della Pubblica amministrazione vi sono dipendenti con un’età avanzata e con un elevato numero di anni di lavoro prestato, a causa delle continue riforme che allungano gradualmente i requisiti minimi di anni richiesti per la pensione. Questi soggetti sono cresciuti professionalmente in anni in cui la chiarezza del linguaggio amministrativo non era, come oggi, un suo requisito necessario, mentre l'oscurità e il “burocratese” erano la norma.

La situazione che si è venuta a creare all’interno di questi ambienti di lavoro ha fatto sì che i dipendenti con molta più esperienza tramandino ai dipendenti di recente assunzione termini e tecniche obsolete, creando così un continuum linguistico che si trasmette e permane nel tempo a scapito del rinnovamento.