Ha fatto scalpore il caso della giovane donna di 22 anni che, nel milanese, è stata oggetto di violenza da parte di tre uomini di 47, 28 e 21anni, dopo che le avevano offerto da bere un cocktail "corretto" con quella che è stata definita, mediaticamente, la droga dello stupro. Ma di cosa si tratta? Quanto è diffusa? Come agisce sull'organismo? E, soprattutto, come è possibile difendersi da questa sostanza che rende le vittime inermi di veri e propri predatori sessuali?

Cos'è la droga dello stupro

Come messo efficacemente in evidenza dalla dottoressa Sabrina Molinaro dell'Istituto di Biologia clinica del CNR, intervistata dal settimanale 'Vanity Fair', ciò che i tre violentatori hanno disciolto nel cocktail della loro vittima è un particolare acido, denominato acido idrossibutirrico, o GHB.

Quest'acido, che in piccole dosi non produce effetti dannosi per l'organismo umano, assunto in misura consistente può causare nausea, vertigini, sonnolenza, disturbi della vista, respiro affannoso e, soprattutto, amnesia. E, nei casi più gravi, può portare persino all'arresto cardiaco o alla morte.

Dato che ha effetti dannosi solo se assunto in dosi elevate, il GHB viene utilizzato, in medicina, come analgesico, ad esempio, per lenire i dolori del parto. Inoltre, viene utilizzato e prescritto agli alcolisti per coadiuvarli nella loro battaglia contro l'abuso di alcol. Infatti, viene utilizzato per ridurre il loro desiderio smodato di bere, il cosiddetto craving. Ma, ovviamente, ne è altamente sconsigliata l'assunzione insieme all'alcol.

In farmacia, questo principio attivo è venduto con il nome di Alcover, ma per poterlo acquistare serve la prescrizione medica.

La sua diffusione in Italia

Ovviamente, il GHB non è l'unica sostanza utilizzata come droga per commettere violenze. Tanto più che la sua diffusione, secondo quanto riferisce sempre la dottoressa Molinaro, non è ancora molto ampia, anche se il dato è comunque preoccupante.

Infatti, secondo la ricercatrice del CNR, su una popolazione studentesca di circa 2 milioni di ragazzi, quasi l'1% avrebbe provato almeno una volta questo tipo di stupefacente. In termini assoluti, si tratta di circa 20 mila ragazzi. E, dato che se è assunta in dosi moderate può creare l'effetto di una sbornia, dai dati disponibili al CNR risulta che sono i ragazzi ad assumerla due volte di più delle ragazze.

Cosa fare per proteggersi

Dal momento che non esistono antidoti contro queste sostanze, gli esperti consigliano di adottare adeguati comportamenti sociali a propria salvaguardia. Da questo punto di vista, il ruolo della famiglia rimane centrale per trasmettere ciò che veramente conta nella vita, come hanno raccontato molti genitori di ragazzi che, purtroppo, sono rimasti vittime di questa particolare e pericolosa droga. Bisognerebbe lavorare anche sull'autostima dei ragazzi, trasmettendo loro i più sani valori della vita.