Secondo i dati raccolti dalla Cgil ci vorranno 63 anni affinché l'Italia possa dirsi definitivamente uscita dalla crisi economica che ha portato la percentuale dei disoccupati ad un livello inaccettabile. Da uno studio condotto ad hoc dal sindacato emerge, attraverso simulazioni ed ipotesi di ripresa, che i posti di lavoro sono diminuiti di oltre 1,5 milioni rispetto al 2007, anno di riferimento che contava oltre 25 milioni di lavoratori.

Dal medesimo studio emerge che il livello del Pil verrà recuperato solo nel 2026, tempo necessario per colmare la differenza di 112 miliardi tra il Pil del 2014 e del 2007 mentre ciò che non verrà mai recuperato sarà il livello dei salari reali.

Intere generazioni, soprattutto quelle degli anni '70 e degli anni '80, vedranno ridursi di molto la possibilità di trovare un posto di lavoro "sicuro" che per molti anni è stato posto come  base di un'economia forte che si arricchiva attraverso il consumo, gli investimenti e che venendo  questi a mancare, il medesimo sistema economico crolla come un castello di sabbia che ha perso le sue fondamenta.

Il governo Letta, sin dal suo insediamento ha sottolineato la necessità di aprire il mondo dei lavoro ai giovani sino ai 24 anni emettendo subito dei protocolli d'intesa per la loro l'assunzione attraverso anche gli sgravi fiscali, e coloro che hanno passato i 40 anni, i 50 anni che per effetto della crisi hanno visto scomparire il loro lavoro o hanno dovuto chiudere le imprese per effetto della diminuzione dei consumi, che fine faranno? Tutti hanno il diritto di lavorare.