Ci siamo: quella appena iniziata potrebbe essere la settimana decisiva per i cosiddetti Quota 96 del comparto Scuola. In questi giorni infatti la commissione cultura della Camera è chiamata ad esaminare le proposte di legge presentate in merito da Maria Marzana ed altri esponenti del Movimento 5 Stelle e da Manuela Ghizzoni del Partito Democratico.

Vediamo di inquadrare il problema: i Quota 96 sono quei lavoratori che, nonostante il compimento di 61 anni d'età e il raggiungimento di 35 anni di contributi, non sono riusciti ad andare in pensione proprio a causa della riforma Fornero.

Per quanto riguarda la scuola, la questione è complicata dal fatto che il comparto segue una periodicità diversa rispetto a tutti gli altri lavori, operando sulla base dell'anno scolastico e non di quello solare.

Le proposte di legge presentate da Marzana e Ghizzoni sono simili, e prevedono di mandare in pensione posdatando il termine per il raggiungimento dei requisiti al dal 31 dicembre 2011 al 31 agosto 2012, proprio in considerazione della specificità del comparto dell'istruzione appena descritto.

Ma quanti sono i lavoratori interessati? Il balletto di cifre varia dai 3500 stimati dal Ministero dell'Istruzione, ai circa 9000 individuati dall'Inps. Una differenza notevole, che getta incertezza, ovviamente, anche sulla questione delle risorse necessarie per la copertura.

In attesa di vedere i primi risultati di questa settimana decisiva, sul tema è intervenuto anche Giuseppe Mascolo, segretario nazionale dell'Ugl Scuola: "Sui Quota 96 è necessario affrontare immediatamente il problema perchè non si può continuare a non tenere conto delle specificità della scuola e, soprattutto, mantenere in servizio chi, per raggiunti limiti di età ed esigenze personali, ha delle difficoltà a portare avanti il proprio lavoro".

Più in generale, Mascolo si scaglia contro i tagli economici e di organici alla scuola: occorre "trovare soluzioni concrete alle problematiche, a partire da una modifica dei parametri per il calcolo degli organici nelle scuole, che non possono ridursi solo ad un calcolo matematico ma devono tenere presente importanti fattori, come ad esempio quelli legati al territorio. Allo stesso tempo occorre rimodulare il sistema di reclutamento del personale tenendo conto che la meritocrazia deve essere valutata con parametri precisi, e non discrezionali".