La Germania, così attenta a monitorare il rispetto delle regole europee da parte degli altri membri, in particolare il nostro Paese, tace quando a è lei violare le regole, e nessuno osa inviare al suo indirizzo nessun richiamo. Tra le regole dell'Unione Europea c'è la impossibilità per ciascun Paese membro di avere un surplus delle partite correnti per più di tre anni di fila. La Germania, quindi, avrebbe dovuto scendere sotto il 6%, ma non l'ha fatto.

Six pack

Nel 2011, nel pieno della tempesta sui mercati finanziari causata dalla crisi l'Unione Europea, varò il "six pack", sei regole elaborate per prevenire future crisi sui mercati finanziari in grado di polverizzare dalle fondamenta il disegno di integrazione europea.

Quella crisi aveva una concausa negli squilibri negli scambi con l'estero di vari Paesi; in particolare Grecia, Spagna Irlanda, Portogallo e Italia si indebitavano all'estero per mantenere il loro tenore di vita. Altri Paesi erano, al contrario, in surplus nella bilancia commerciale con l'estero e quell'attivo di bilancio era da essi impiegato per erogare prestiti ai Paesi in deficit. Anche questa situazione di costante squilibrio aveva determinato la grave situazione dell'Area Euro e la determinazione delle regole che imponevano ai membri dell'Unione Europea di non avere un disavanzo nelle parti correnti superiore al 3% per tre anni di fila e un surplus del 6% nello stesso periodo.

La situazione tedesca

La Germania quest'anno supera abbondantemente questo limite e sarebbe esposta ad una multa di tre miliardi di euro.

A marzo del 2014 qualcuno si accorse di tale situazione e la Commissione aveva annunciato che la questione sarebbe stata trattata a giugno in occasione della "procedura per gli squilibri macroeconomici"; ma, giugno è arrivato e nelle raccomandazioni della Commissione al problema tedesco non è dedicato nessuna parola. La Germania ha un surplus esterno da 280 miliardi, il più grande del mondo pari al 7% del suo Pil.

Per onestà intellettuale è necessario sottolineare che questa somma non è stata raggiunta dai tedeschi riducendo l'import dall'Italia o dalla Spagna (nel 2009 la Germania ha comprato italiano per 37 miliardi e nel 2013 per 47 miliardi) e non sarebbe saggio imporre loro una riduzione dell'export, poiché, ad esempio, ogni Bmw spedita in Cina contiene accessori forniti da aziende italiane.

Il problema è un altro a livello macroeconomico: nel 2013 la Germania ha registrato un surplus pari a 188 miliardi verso i Paesi exztraeuropei, circostanza che ha determinato un forte afflusso di denaro verso l'Euro, il quale si è rafforzato ostacolando l'export degli altri Paesi i quali soffrono di bassa inflazione ed un patologico aumento dei loro debiti rispetto al Pil. Se la Germania incentivasse di più i consumi e gli investimenti, rispettando le regole comuni dell'unione, per migliorare la situazione economica dei Paesi membri in deficit ai quali non manca di raccomandare di rispettare i patti sottoscritti.

E' qualcosa che contrasta con lo spirito alla base della costruzione dell'Europa. Sarebbe opportuno che la Germania sia richiamata al rispetto delle regole che ha imposto per evitare che il proprio egoismo e non altro distrugga l'Euro e con esso l'intera Unione europea.