Non è un periodo semplice per l'Argentina. In appena 13 anni il popolo del Paese sudamericano si è trovato di nuovo a combattere con uno dei suoi fantasmi peggiori, quello del fallimento pubblico. I negoziati avvenuti a New York non hanno dato i frutti sperati e la trattativa intavolata con i rappresentanti degli hedge fund speculativi è risultata vana. Ora sul piatto ci sono 539 milioni di dollari di interessi, già versati dall'Argentina per scongiurare il default, ma di fatto congelati dagli organi giudiziari americani fino a che anche gli hedge fund non si dichiareranno soddisfatti.

La nazione vive in un limbo, ma la popolazione teme il peggio

Il Governo argentino ha denunciato le richieste dei fondi speculativi come inique e inaccettabili, mentre continua a dichiararsi solvibile per la restante parte dei propri creditori, che rappresentano il 90% dei sottoscrittori di bonds del Paese. Ora lo stato vive in una sorta di limbo, perché i pagamenti degli interessi di coloro che avevano già trovato un accordo sul debito sono stati versati regolarmente, ma risultano bloccati. Nel frattempo, per le principali agenzie di rating, nonché per la maggior parte degli organi finanziari internazionali l'Argentina risulta tecnicamente in stato di default. Per il momento la situazione all'interno del Paese sembra sotto controllo.

Le persone vivono come se nulla fosse successo, ma le preoccupazioni sono facilmente riscontrabili negli sguardi delle persone e nelle loro conversazioni.

Il rischio di una nuova corsa agli sportelli

Rispetto alla situazione creatasi nel 2001, i rischi di una vera e propria deflagrazione sociale sembrano al momento scongiurati.

Il clima è incerto, ma le persone continuano ad avere fiducia nel sistema bancario interno. I problemi potrebbero acutizzarsi nel caso in cui questa fiducia venga meno; uno scenario da panico si verificherebbe nel momento in cui i cittadini dovessero cominciare a ritirare i loro risparmi dai conti correnti. In tal caso, il Paese tornerebbe a sperimentare le sofferenze subite 13 anni fa e le conseguenze potrebbero essere ben più gravi di quelle attuali anche sul piano internazionale.