Torino non farà più rima con Fiat. Muore un mito, muore il sogno italiano della città operaia creatasi da sè. Muore un mito, ma muore anche molta ipocrisia. Ormai era da anni, in realtà, che FIAT e Torino non facevano più rima. Un amore incrinatosi col tempo, un amore incrinato dai soldi e dai bilanci da far quadrare. Marchionne, non l'ha mai nascosto, non ha mai amato troppo Torino. Forse non ha mai amato neppure la Fiat, ma questo è un altro discorso. Una volta dicevi Fiat e dicevi Torino. "Torino ha la sua salvezza nell'essere una città operaia", scrisse Giovanni Arpino.

Dove troverà adesso la sua salvezza?



«Ci rendiamo conto che partecipare alle assemblee ad Amsterdam potrà creare dei disagi - spiega il presidente di Fiat, John Elkann - ma sarà possibile seguirle in streaming sul nostro sito web. Sicuramente un modo più comodo e meno costoso». Sicuramente meno costoso lo sarà, per Fiat. La nuova Fiat, nata dalla fusione con Chrysler, avrà sede legale in Olanda e domicilio fiscale nel Regno Unito. In una parola? Meno tasse da pagare. Il tutto alla faccia dell'Agenzia delle Entrate italiana. Dopo anni di sussidi, l'azienda più aiutata dallo Stato italiano, saluta Torino e gli italiani. Anni di sussidi per niente? Forse per lo Stato italiano a conti fatti si, ma non di certo per il gruppo Fiat.

Fiat ha fatto sapere in una nota che Chrysler Group LLC ha venduto a luglio negli Stati Uniti 167.667 unità, con un aumento del 20 per cento rispetto alle 140.102 unità dello stesso periodo nel 2013. I marchi Chrysler, Jeep, Dodge, Ram Truck e Fiat hanno tutti incrementato le vendite rispetto allo stesso mese del 2013. Era proprio necessario fuggire da Torino per arrivare a questi risultati?

E a Torino e agli italiani cosa rimane? A Torino della Fiat rimarrà solo la Maserati di Grugliasco e lo stabilimento Mirafiori. Il tutto ridimensionato, ma pur sempre attivo. L'amore fra Fiat e Tornino, non finirà, quindi. Almeno speriamo. Separati in casa, quello ormai sì.