Giornata incandescente sui mercati bombardati dalla notizia di elezioni politiche anticipate in Grecia, dopo il fallimento del terzo ed ultimo tentativo di elezione del Presidente della Repubblica. Il quorum era di 180 voti favorevoli. Dopo la gelata sull'economia russa che rischia una perdita del 4%, adesso è la Grecia a far tremare le Borse con Atene arrivata a perdere in giornata oltre l'11%, per poi strappare sul finale un rosso del 3,9%.

Insomma non solo crollo del petrolio e crisi del rublo, ma adesso la tenuta della Unione Europea e dell'Euro sono seriamente a rischio.

La giornata in Borsa

Che oggi in Borsa non sarebbe stata una giornata come le altre era prevedibile. In tanti avevano anticipato questo momento (come i tre 'tenori' Nouriel Roubini, Paul Krugman e Yannis Varoufakis), quando la Grecia si sarebbe ribellata al "governo unitario" della Troika facendo tremare l'Eurozona. Piazza Affari è stata affondata da Atene, risultando la peggiore in Europa insieme a Madrid. Arrivato a perdere oltre il 3%, l'indice Ftse Mib ha ceduto l'1,15% a 19.130 punti, l'Ftse All share lo 0,96%, a causa delle tensioni provenienti dai Paesi della 'periferia'. A pesare sul listino milanese, anche, le banche ed i titoli Enel (-1,85%) e Mediaset (-1,82%), di nuovo sotto i riflettori.

Il rendimento dei titoli di Stato italiani è tornato sopra il 2%, mentre il differenziale BTp-Bund ha sfondato quota 145, per poi ritracciare a 143 punti base. Si tratta delle conseguenze di un ulteriore appiattimento del rendimento dei Bund allo 0,55%. Peraltro, oggi si è avuta l'asta di Bot a 6 mesi e CTz. Completamente collocati, i 7 miliardi di Bot hanno visto un rendimento in crescita al 0,297%.

Per i 2,5 miliardi di CTz, invece, rendimento in discesa allo 0,489% con un bid to cover ratio di 1,46.

La Grecia verso il terzo default dal 2009

Non è la prima volta che in Grecia si parla di default: anzi, a dire il vero, si tratta della nazione che ha più volte minato l'integrità dell'Eurozona. Dal 2009 Atene ha per ben due volte dichiarato bancarotta, per aumento del debito pubblico dovuto alla crescita esponenziale dello spread sui titoli di Stato.

E così il 2 maggio 2010 i paesi dell'Eurozona e l'Fmi hanno approvato un piano di salvataggio da 110 miliardi, poi replicato nell'ottobre del 2011 per un importo di 130 mld. Le banche estere si sono salvate sebbene con qualche perdita, lasciando un Paese in crisi ed alla mercè della Troika (Commissione Ue, Fmi, Bce). Il Governo di "unità nazionale" ha operato per la Troika fino al settembre 2014, quando sono insorte forti opposizioni politiche interne che hanno poi impedito l'elezione del Presidente della Repubblica. Si va così alle elezioni anticipate il 25 gennaio 2015.

Il partito in testa nei sondaggi è Syriza, che pur non prevedendo l'uscita dall'euro, preme per la  ristrutturazione del debito pubblico, oggi limitato dall'austerity draconinana ed, ancor di più, tedesca.

Ma non finisce qui, perchè, stante il timore degli investitori per un Paese instabile e ricco d'indecisione, ora la Grecia rischia di mandare a monte l'idea di un Qe. Nè la Banca centrale, nè qualsiasi altro istituto di credito accetterebbero mai di arrischiare il proprio denaro per un Paese insolvente.

Ma la partita è ancora tutta da giocare. Syriza non è detto che vinca da sola, potrebbe essere costretta ad un governo di coalizione, ma potrebbe anche perdere. Forse per queste indecisioni oggi si è evitato il temuto tracollo delle Borse.