Dopo un inizio settimana catastrofico che ha visto il crollo della Borsa russa con perdite del 20%, l'intervento delle Banche centrali, nella giornata di mercoledì, ha scacciato ogni timore dalle Borse.

Le due Banche centrali sono state i principali "market mover" degli scorsi giorni: la Federal Reserve, con toni distensivi ha allontanato la possibilità di un rialzo dei tassi nella prima parte del 2015; mentre dalla Banca centrale europea sono giunti segnali più incoraggianti, tramite l'esponente francese del direttivo, Benoit Coeuré che ha riferito ampio consenso per il programma d'acquisto di titoli di Stato (Quantitative easing).

In tal modo la drammatica svalutazione del rublo sembra essere passata in secondo piano, grazie anche all'intervento della Banca russa.

Piazza Affari in rialzo, Wall Street: miglior settimana da ottobre

La piazza milanese ha segnato un rialzo del 2,06%, poco sotto quota 19mila punti grazie al successo dei titoli energetici e petroliferi, spinti dalla rivalutazione del prezzo del greggio. Un'altra storia quella dei bancari che soffrono il declassamento dell'Italia da parte dell'agenzia di rating Standard & Poors. Da segnalare il progresso di Eni e Saipem, rispettivamente 7,84% e 10%.

Per i bancari, Unicredit cede il 2,12%, Intesa Sanpaolo lo 0,41%, Mediobanca invece sale dell'1,58%. Settimana da dimenticare per Carige (-9,45%), che, secondo indiscrezioni, si troverebbe ad affrontare un aumento di capitale di 700 mln (sopra le attese) e per Mps che cede il 12,73% per nuovi accantonamenti nell'ultimo trimestre.

Ottima settimana anche per Wall Street che mette a segno il miglior rialzo da ottobre. Da segnalare il rally dell'indice Standard & Poor's 500 del 3,4%, determinato dall'attesa della presidente della Fed, Janet Yellen, prima di un rialzo dei tassi. Va ricordato come, nella settimana precedente, la Borsa americana avesse bruciato oltre mille miliardi col crollo del greggio e la svalutazione del rublo.



Piano Bce: acquisto "condizionato" di bond sovrani

Sembra proprio che l'attesissimo piano di acquisto di titoli di Stato stia per diventare realtà. Secondo l'agenzia Reuters, il direttivo della Bce starebbe pensando ad un modo per mettere tutti d'accordo sul Qe. Come ricordato più volte da Weidmann, l'acquisto di titoli di Stato non rientra nel mandato della Bce, e questo pone forti interrogativi sulla possibilità della Banca centrale d'intervenire, senza prima una revisione dei suoi compiti.

Ma soprattutto, va ponderata l'opposizione della Bundesbank che teme effetti deleteri per la Germania, qualora i Paesi in ritardo sulle riforme non svolgessero il proprio dovere.

Le ipotesi al vaglio sarebbero due. La prima prevederebbe la realizzazione, per i Paesi più deboli, di un fondo come accantonamento per contrastare eventuali perdite sui bond acquistati dalla Bce. In realtà già esistono simili fondi e si dovrebbe solo espanderli. L'altra opzione, invece considera di delegare l'acquisto di bond alle singole banche centrali nazionali, sempre sotto il controllo della Bce. Così facendo le eventuali perdite sarebbero agevolmente ripianate dai contribuenti.

Ai dubbi sull'efficacia del Qe in un contesto non americano, dov'è nato, si sommano le difficoltà circa la realizzazione di un fondo a garanzia del piano d'acquisto di bond: per la Grecia, si parla di un costo di ben 3,2 milioni di dollari, se si dovesse assicurare a 5 anni un debito di 10 milioni; al contrario, per l'Italia preoccupa la dimensione del debito.