E salvo intralci ed altri imprevisti giochi parlamentari sarà il Consiglio dei ministri del prossimo 20 gennaio 2015 a licenziare il pacchetto definitivo contenente le misure per fronteggiare la persistente crisi economica italiana. Il contenuto del decreto legge dovrebbe rilanciare soprattutto le Pmi attraverso nuovi incentivi ed agevolazioni. Ma, secondo gli addetti ai lavori, sono soltanto speranze che si mescolano ai dubbi.

La bozza del decreto che dovrà essere elaborato è di 21 articoli. E comunque sembrerebbe che vi siano delle buone intenzioni per favorire la crescita dei posti di lavoro e ridurre il numero dei disoccupati.

Per i grandi investitori saranno introdotte regole certe e non più applicabili in maniera retroattiva e ciò per evitare di colpire l'azienda soprattutto sul piano fiscale. Il piano d'investimento, anche pluriennale, deve però essere superiore ai 500 milioni di euro e riguarda sia capitali stranieri che italiani. Con una procedura di ruling con lo Stato, quindi, non si potranno più cambiare le regole del gioco.

A sostegno dell'accesso al credito non bancario sarà potenziato il Fondo garanzia centrale, cui potranno rivolgersi le assicurazioni e tutti quelli che si occupano di risparmio ed investimento collettivo secondo le richieste e le esigenze delle piccole e medie imprese. Alle banche, invece, sarà concessa una tassazione agevolata per i social bond è verrà previsto un piano salva-banche.

Ed a proposito delle Start up (con possibilità del proprio riconoscimento entro i 5 anni dalla data di costituzione) dovrebbero entrare in cantiere le "Pmi innovative", con l'obbligo d'iscrizione in un apposito registro delle imprese della Camera di Commercio e con la facoltà del crowfunding (raccolta capitali) agevolato. Queste imprese -tra le altre caratteristiche- devono dimostrare una spesa del 5% per lo sviluppo e la ricerca ed impegnare, in dottorato, almeno un terzo dei dipendenti oppure dei collaboratori.

Una norma non trascurabile potrebbe essere quella dello stanziamento di 50 milioni di euro per andare a finanziare l'agevolazione fiscale per tutti i contratti di rete. Una legge già introdotta con la 122/2010 ma che è scaduta nel 2010. Sostanzialmente si tratta d'una sospensione dell'imposta sugli utili delle aziende se questi utili verranno realmente reinvestiti per l'innovazione e la competitività.

Un altro sostegno è "la tassazione agevolata dei redditi derivanti dall'utilizzazione e dalla cessione di beni immateriali". Per quanto riguarda l'annoso capitolo della "fuga dei cervelli" all'estero è ancora tutto in alto mare. E non sono pochi gli interessati ancora in attesa di scoprire se per loro ci sarà l'arrivo della befana, seppure con qualche giorno di ritardo.

Per una efficace operatività del Fondo di garanzia si prevede, inoltre, la sostituzione dell'attuale Consiglio di gestione con uno specifico Comitato.