La Banca Centrale Europea è impegnata da qualche tempo in  un’operazione di allentamento monetario di notevoli dimensioni, il c.d. Quantitative Easing, letteralmente alleggerimento quantitativo: lEurosistema (Banca Centrale Europea e banche centrali nazionali) hanno già incominciato l'acquisto di titoli sovrani di agenzie e di istituzioni europee. Il programma prevede acquisti per 60 miliardi al mese fino a settembre2016 o anche oltre fino a che l'inflazione non sarà su un «sentiero sostenuto» verso il 2%.L’ammontare complessivo dell’operazione sarà di circa 1.100 miliardi di euro.

Questa misura, da molti definita una misura di politica monetaria espansiva non convenzionale,verrà esercitata però solo in parte – per il 20% – dall’Eurotower, mentre l’80% del suo peso saràsostenuto direttamente dalle banche centrali nazionali, che acquisteranno titoli del debito pubblicoemessi preferibilmente dai rispettivi governi nazionali, direttamente da banche ed altre istituzionifinanziarie, che già li hanno in portafoglio.Così la condivisione formale dei rischi da parte dei vari Paesi dell’Ume, mediante l’intermediazionedella Bce, è stata fissata al minimo e avrà come giudice finale il mercato. La Bce acquisterà solol'8% dei titoli sovrani (un altro 12% di titoli di istituzioni europee), il resto finirà nei bilanci dellebanche centrali nazionali. Questo compromesso - che ha visto ancora una volta vincenti i falchi tedeschi - ridimensiona notevolmente il ruolo dell'istituzione guidata da Mario Draghi.

Indipendentemente dalle critiche, una cosa buona l'acquisto di titoli di Stato dalle banche sta facendo: ridurre lo spread dei titoli di Stato rispetto ai bund tedeschi e dunque contribuire, seppur solo in parte, alla riduzione degli interessi che gli Stati dovrebbero corrispondere sul debito pubblico. Ulteriore effetto positivo che l'incipiente Qe sta esercitando è quello della svalutazione dell'euro sul dollaro, che ha conseguenze dirette sulle esportazioni, che sono e saranno in aumento. Ciò potrebbe contribuire ad un rilancio dell'industria dei paesi europei, Italia inclusa. Questo quadro positivo viene però parzialmente compensato dall'oscillazione del prezzo del petrolio che, in quanto denominato in dollari, è in aumento a causa anche della svalutazione della moneta europea.

In prevalenza i soggetti direttamente coinvolti nell'alleggerimento quantitativo, come Bce e Banca d'Italia, prevedono inoltre effetti positivi per il Prodotto Interno Lordo, previsto in aumento dell'1% per l'Italia. Previsioni a parte, in realtà molto dipenderà dal comportamento delle banche. Dipenderà, in particolare, da quanta della liquidità immessa nei mercati dalle banche centrali verrà utilizzata dal sistema bancario per far nuovo credito ad imprese e famiglie. Le banche hanno un ruoloimprescindibile nella concretizzazione delle politiche aziendali, a partire dall’avvio dell’attività sinoanche al finanziamento degli step successivi, sino alla determinazione della quantità dei salari, sino alla determinazione dei livelli occupazionali. Se per un motivo o per un altro una banca, che si siaapprovvigionata di nuovo denaro presso l’Eurosistema, utilizza solo in parte o non utilizza affattola nuova provvista da destinare agli attori dell’economia reale, significa che non crea nuova moneta,avendo deciso di non erogare nuova finanza. L’economia reale continua così a ristagnare e piùprofondi diventano gli effetti perversi del credit crunch.

La Bce - e le banche centrali nazionali - acquistano i bond  con il meccanismo dell'asta riservata, che non obbliga banche ed altre istituzioni finanziarie a vendere i titoli di Stato di loro proprietà. Le banche venderanno se risulterà conveniente sostituire i titoli in pancia con liquidità; in caso contrario non venderanno, soprattutto se, come sta accadendo in questi ultimi giorni, lo spread si è così tanto assottigliato da avvicinare allo zero il rendimento di molti titoli di Stato dell'Eurozona, per non parlare dei Bund tedeschi che sono quotati addirittura sotto lo zero. Una parte significativa del debito pubblico denominato in euro ha dunque oggi valore negativo, per quello tedesco pari se non addirittura inferiore al valore (-0,20%) dei titoli del debito pubblico che le banche si ostinano a tenere in custodia presso la Banca Centrale Europea. Tale situazione rischia di creare un vero e proprio imbuto, sempre che la Bce non intenda acquistare ad un valore superiore, come sembrerebbe essere almeno in parte disposta a fare, il debito pubblico in pancia alle banche.

Resta purtroppo il fatto che il Qe non risulta decisivo ai fini dello sblocco del credito bancario, in quanto le banche non sono giuridicamente obbligate a rivolgere la liquidità ricevuta verso l'economia reale. E poi per le banche ci sono anche i rigidi vincoli di Basilea II ed a breve anche di Basilea III.