Dopo aver deciso di rimborsare, in parte, i pensionati vittime del blocco degli aumenti per la perequazione voluto dal Governo Monti con la Legge Fornero, l'attuale esecutivo di Matteo Renzi ha approvato il decreto. Questo decreto stabilisce un rimborso una tantum ai pensionati con Pensioni da 1400 euro fino a 2900 euro lordi. Il rimborso verrà erogato insieme alla rata di pensione in pagamento il giorno 1 di agosto e sarà di importo diverso in base alla consistenza delle pensioni, nella fattispecie da 750 per le pensioni da 1.400 euro a 270 per quelle più alte.

Fatto sta che, come è stato approvato il decreto, già molti pensionati sono pronti a fare ricorso per il rimborso che rappresenta il 10% di quanto gli è stato sottratto con il Decreto Salva Italia di Monti. Il Governo Renzi infatti ha stabilito di rimborsare solo 2 miliardi a fronte dei 18 effettivamente tolti dal portafoglio di molti ex lavoratori. Per una pensione da 1.400 euro lordi infatti il blocco ha tolto negli anni 1.500 euro. Ad agosto il rimborso sarà di 750 euro, quindi solo la metà. La situazione è talmente evidente che si preannunciano valanghe di ricorsi che si abbatteranno sul Governo. Le opposizioni, da Salvini alla Meloni, minacciano di preparare delle Class Action, di predisporre ricorsi di massa.

I Cinque Stelle sul blog del loro fondatore, Grillo, hanno già pronto il modello editabile e stampabile.

Per dovere occorre precisare che l'attuale Governo non fa niente di illegittimo, infatti a rileggere bene la sentenza della Corte Costituzionale, quest'ultima non condanna lo Stato al rimborso totale anche se moralmente sarebbe giusto.

Inoltre il Governo deve stare attento a non sforare il 3% di rapporto tra debito e PIL come da accordi presi in Comunità Europea. Il rimborso intero dei 18 miliardi non consentirebbe all'Italia di rispettare gli accordi presi a Bruxelles e Strasburgo. Resta però l'ammanco dalle tasche degli italiani che sono già sul piede di guerra.

Il ricorso deve essere presentato all'Inps indicando la motivazione che deve essere l'avvenuta abrogazione dell'articolo 24 del decreto legislativo 201 del 2011, grazie alla sentenza numero 75 del 2015 della Corte Costituzionale.