Una giornata convulsa, le notizie si rincorrono e ci si augura un compromesso tra le parti all'ultimo minuto. Questa notte Varoufakis in un'intervista al Telegraph riportata dall'agenzia Bloomberg ha detto che la Grecia potrebbe ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per bloccare l'espulsione del paese dall'area euro, la cosiddetta Grexit.

Ieri, a quanto si apprende, Tsipras ha chiamato Juncker, che nel corso della telefonata ha spiegato i dettagli di un possibile accordo dell'ultimo momento che potrebbe essere approvato dall'Eurogruppo, in cambio ha chiesto a Tsipras e al suo governo l'appoggio del "si" al referendum di domenica.

Nel frattempo, oggi, anche l'Onu, nella persona del segretario generale Ban Ki Moon, ha esortato le parti a trovare un compromesso che eviti la crisi.

Secondo l'Ansa Tsipras ha inviato, poche ore fa, una lettera con la sua controproposta, i destinatari sono: Juncker, Draghi, Hollande, Merkel e Dijsselbloem. Le richieste del Governo greco riguardano, come riferito dall'ufficio di Tsipras, un programma di salvataggio di due anni al fondo europeo Esm, assieme a una ristrutturazione del debito.

Difficile pensare che ciò che non si è riusciti a fare in mesi di trattative, possa essere fatto in poche ore, altrettanto difficile pensare che, qualora un accordo venga sottoscritto, questo sia definitivo e sostenibile per tutte le parti interessate.

Intanto i greci si trovano a dover affrontare i problemi di tutti i giorni afflitti da enormi timori per il futuro, perché una cosa è certa:

Se vince il "sì" la Grecia resterà in Europa, ma l'austerità non diminuirà, se vince il "no" il popolo greco dovrà prepararsi a ricominciare praticamente da zero.

In sottofondo aleggia una profonda tristezza, i destini di tanti popoli legati a una moneta anziché ad un programma politico di serio risanamento, di crescita condivisa, di strategie lungimiranti.

Comunque vada non ci saranno vincitori, non ci saranno vinti, ma ci sarà una idea di Europa da rifondare o da abbandonare.