Domani 17 giugno, il TAR del Lazio, in udienza pubblica analizzerà i ricorsi di molti comuni italiani che contestano l'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli ed i criteri di pagamento ed esenzione. Dopo numerosi scioperi e manifestazioni organizzate in molti comuni, forse è arrivato il giorno in cui si saprà se è necessario pagare o no l'IMU agricola. Purtroppo il paradosso è che una sentenza potrebbe arrivare dopo la naturale scadenza dell'imposta, prevista per il 16 giugno. Potrebbero venire fuori nuovi problemi per chi ha già pagato e magari non doveva pagare, senza tener conto che chi ha aspettato il ricorso dovrà pagare dal 17 giugno anche le sanzioni.

Breve storia del tributo

Con un decreto del MEF (Ministero dell'Economia e Finanze) del 28 novembre del 2014, il Governo stabilì i criteri di esenzione per il pagamento dell'IMU sui terreni agricoli che sarebbero dovuti essere applicati per il pagamento del 16 giugno. Già l'applicazione dell'IMU agricola aveva trovato durante il suo iter, molto malcontento tra le minoranze politiche e gli operatori del settore, per via della crisi totale che proprio l'agricoltura sta vivendo. Il decreto, invece di calmare gli animi, ha prodotto altre polemiche per via dei criteri di esenzione che distinguevano i comuni in base alla quota altimetrica del territorio. Infatti in base al decreto, solo i terreni situati in comuni classificati totalmente montani erano esentati dal pagamento dell'IMU.

Questa classificazione lasciata fare all'ISTAT (che ha provveduto a mettere in rete l'elenco dei comuni distinguendoli in base all'altimetria), non ha generato solo polemiche, ma ha scatenato circa 400 ricorsi provenienti da comuni di quasi tutte le regioni italiane.

I comuni tra l'incudine ed il martello

Diverse ANCI (associazioni dei comuni italiani), comitati, associazioni e addirittura Regioni, si sono schierate accanto ai cittadini vessati da questa tassa.

In pratica i comuni devono applicare un'imposta che ritengono ingiusta e per la quale lo Stato ha già sottratto agli stessi comuni il prevedibile incasso di 350 milioni. Senza questi soldi che lo Stato ha tolto ai comuni, questi devono tagliare i servizi sociali, rischiano il dissesto o addirittura il default.

Probabili decisioni del TAR

La fondatezza delle ragioni dei ricorrenti, che vanno da motivi di illegittimità ed incostituzionalità del provvedimento fino ai discutibili criteri di distinzione dei comuni, dovrebbero fare ben sperare su un positivo riscontro da parte dei Giudici. Ci sentiamo in dovere di usare il condizionale perché ci aspettiamo la pressione della politica sul TAR, pressione che è legale, sia chiaro. Infatti fu la parte politica a consigliare al TAR di riunirsi il 17 giugno, dopo la scadenza della prima rata. Il rischio di causare una perdita di 350 milioni di euro dalle casse dello Stato è di stretta attualità e rischioso tra patti di stabilità e sanzioni UE. Se i giudici non si faranno influenzare dalla componente politica delle istituzioni, potrebbero, quanto meno, accogliere i ricorsi e rigirarli alla Corte Costituzionale per sancirne la presunta incostituzionalità.

Il 17 giugno comunque, di fronte alla sede romana del TAR sono previsti presidi e cortei pacifici di soggetti interessati e sostenitori . Hanno già aderito i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle come confermato dal Blog beppegrillo.it .