Nel tardo pomeriggio di ieri 4 giugno, con una richiesta ufficiale da parte della Banca di Grecia, il governo ellenico ha chiesto di raggruppare i quattro pagamenti che dovrebbe effettuare a giugno per un totale di 1,5 miliardi di euro, alla fine di questo mese. Poco dopo è arrivata la risposta del FMI di accoglimento della richiesta greca a fronte della "comprensibile difficoltà amministrativa della Grecia di effettuare pagamenti multipli in un così breve periodo di tempo". Ieri la Banca di Grecia aveva confermato che, nonostante la scarsa liquidità presente nelle casse pubbliche, il governo ha abbastanza soldi per affrontare il pagamento di 300 milioni di euro previsti oggi e anche quello di 335 milioni di euro in scadenza il prossimo 12 giugno, ma non sarebbe in grado di sopportare ulteriori uscite economiche in occasione delle successive scadenze.

Questa decisione non ha solo un peso economico per la Grecia, bensì è anche strategico. Nel corso di una riunione della segreteria politica di Syriza è stata valutata come "opportuna" la scelta di ritardare i pagamenti a favore dei creditori europei perché questo aspetto veniva utilizzato dalla UE come un "meccanismo di pressione" nei confronti della Grecia. Ora che Alexis Tsipras e il suo governo hanno ottenuto un blando ma significativo rinvio dei termini di pagamento alla fine del mese, la Grecia ha il tempo per rielaborare una bozza di proposta, che sia alternativa all'ultima presentata dalla UE, da contrapporre alle Istituzioni europee. Tuttavia, i creditori insistono sulla necessità di raggiungere un accordo al massimo entro il 14 giugno al fine di ottenere un margine sufficiente per completare le procedure formali.

La negoziazione continua, in questo modo Tsipras prosegue nella strategia del rinvio, arte in cui appare molto abile. A quanto sembra il premier greco punta a un "logoramento di nervi" dei partner europei sbizzarrendosi nella tecnica del "tergiversare" dimostrando, nei fatti, che l'Europa vuole raggiungere un accordo a tutti i costi, cosa che strategicamente la rende "debole".

Tsipras può ritornare a Bruxelles per proseguire le trattative, ma su una base diversa di confronto. Atene ha reagito duramente alla proposta unitaria presentata alle Istituzioni europee e il premier ellenico ha dovuto rifiutare la "forzatura" fatta dalla UE affinché la Grecia prevedesse riforme che comprendano i tagli alle pensioni e gli aumenti dell'IVA.

"Un duro piano omicida", ha detto ieri un parlamentare di Syriza mentre il ministro degli Interni Nikos Voutsis ha definito la proposta europea "persino più dolorosa di quanto l'Europa ha mai imposto ai governi precedenti, ai tempo dell'odiata Troika e nei momenti più duri vissuti dalla Grecia". Nel frattempo, la sinistra più radicale di Syriza si è dichiarata contraria a qualsiasi patto con la UE, ritenendola responsabile della crisi greca e, per questo, ha chiesto "una rottura immediata" con i creditori europei.

Il rinvio del pagamento al FMI contribuirà anche a placare il settore più esplosivo interno al partito. Oggi pomeriggio Tsipras dovrà riferire in Parlamento sullo stato delle trattative in corso con la UE e dovrà affrontare e tentare di spegnere più di qualche focolaio.

Infatti, sono molte le voci che annunciano una richiesta per un voto di sfiducia nei confronti del primo ministro, in particolare per la critica sulla strategia negoziale tenuta dal governo che rischia di condurre il Paese alla rovina.