Nelle settimane scorse c’è stata una pesante discesa delle Borse mondiali a seguito della caduta della principale Borsa cinese, quella di Shangai. Ha fatto seguito la svalutazione dello yuan del 3,6 per cento in pochi giorni. Gli operatori dei mercati finanziari mondiali, dagli Stati Uniti all’Asia all’Europa, si sono fatti prendere dal panico e hanno proceduto a vendite che hanno fatto perdere all’Europa 227 miliardi nei giorni della svalutazione.

La Borsa cinese

La volatilità della Borsa di Shangai è nota: due anni fa era depressa quando l’economia cinese era in una fase di boom, mentre lo scorso anno segnava forti progressi e l’economia cinese era in fase calante.

È piena di insider trading, ed è molto poco connessa con i mercati internazionali. Alcuni osservatori sanno che è essenziale nel mercato cinese entrare prima degli altri ed uscire prima degli altri, strategìa seguìta dagli hedge funds. Il mercato borsistico cinese è un mito che arricchisce gli operatori transitori, ma non gli investitori di carriera. I volumi del trading sono stati irrazionalmente alti, del valore del 60 per cento del PIL. In altre parole borsa-cina è un enigma da decifrare. Il primo scivolone del 15 giugno è stato dovuto a più ragioni: la percezione degli investitori e speculatori cinesi che la minaccia del debito greco producesse una crisi maggiore in Europa e un calo delle esportazioni cinesi.

Gli investitori cinesi poi erano anche preoccupati che la crescita economica USA abbia un rallentamento con il prospetto di un aumento del tasso di interesse da parte della Fed.I commentatori spesso sopravvalutano il grado di valutazione dell’economia internazionale da parte degli acquirenti della Borsa cinese, e i media sono spesso presi da stime pessimistiche.

Fase di transizione

La Cina è ancora in fase di grande surplus commerciale: i consumi delle famiglie crescono del 10,4 per cento annuale. Il commercio estero è in espansione perché la Cina ha acquistato energia e materie prime, soprattutto petrolio e rame, a prezzi bassi: sono i produttori stranieri, come Gazprom, che hanno paura.

Il ribasso del cambio dello yuan tende a far entrare lo yuan tra le monete di riserva internazionali. La Cina sta attraversando un periodo di grandi riforme strutturali, dai grandi investimenti al consumo, dalle infrastrutture all’economia high-tech o virtuale, dal commercio ai servizi. Purtroppo l’economia globale è stata per un certo tempo su una lastra di ghiaccio, sostenuta da zero tassi di interesse e da forti emissioni di moneta (quantitative easing).

La Cina è stata un mito positivo per gli esportatori di macchinari, di beni di lusso e di risorse naturali.E non può essere un deprezzamento del cambio della moneta a creare un pessimismo del mercato. Nel passato rilevanti masse del capitale dai Paesi emergenti e produttori di petrolio si sono riversate nelle economie sviluppate creando bolle nel mercato immobiliare e nelle borse valori, salvo poi ritirarsi creando problemi di squilibrio.

Ed ora bisogna stare attenti all'effetto-domino-in-Europa . La Cina si è diretta verso i servizi e l’alta tecnologia. Questa è una fase di transizione che bisognerebbe usare in senso positivo, approfittando del calo dei prezzi delle materie prime: una discesa del prezzo del petrolio da 150 a 40 dollari il barile che si traduce in un risparmio di appena il 10 per cento alla pompa di benzina. Per quest’anno le previsioni di crescita dell’economia globale sono del 3,3%, leggermente più basso del 3,4% del 2014. La previsione di aumento per gli Stati Uniti è del 2,5%, più del 2,4% del 2014, l’eurozona dovrebbe segnare l’1,5%, quasi doppio dello 0,8% dello scorso anno, mentre la Cina dovrebbe espandersi del 6,8%, rispetto al 7,4%.