Le misure anti crisi sono sempreal centro del dibattito politico. L'attuazione delle maggiori riforme prosegue, raggiungendo, negli ultimi tre anni, il 62,9 per cento, dal 60,9. Dopo la pausa estiva, sono ricominciati i lavori, in tutte le sedi, ed i provvedimenti anti crisi si susseguono, con molta sollecitudine. L'attuazione del pacchetto Monti ha raggiunto l'82,3% e quello Letta il 68%. Le misure messe in atto da Renzi al 38,4%. Fisco e Jobs Act hanno concluso la prima fase. Poco è stato fatto per la Pubblica Amministrazione, che rappresenta il nodo vitale delle nostre riforme.

I provvedimenti varati negli ultimi tre governi raggiungono 672 regolamenti.

Silenzio assenso e riduzione delle società partecipate

Decadono quei provvedimenti superati dall'approvazione delle nuove norme. I ministeri stanno esaminando gli atti non più necessari, che saranno aboliti. Nella delega della Pa, la norma del silenzio assenso risolve un problema annoso, in modo che il parere delle varie amministrazioni arrivi in tempo utile. Sicuramente detta misura servirà a ridurre la burocrazia esistente. Si avvicina la definizione della legge di Stabilità 2016 e, aquanto pare, resta fermo il punto, tra gli altri, della eliminazione dell'Imu e della Tasi sulla prima casa.

Un provvedimento di cui beneficiano l'80% di proprietari di case, categoria sempre nel mirino delle tasse.

Nulla verrà tolto, per questa agevolazione, ai comuni, che riceveranno dallo Stato il mancato introito. Anzi, i comuni con disponibilità economiche, potranno liberare risorse in deroga alla stessa legge di Stabilità. Con questo si spera in una ripresa dell'edilizia. Nella nuova legge di stabilità vi dovrebbero essere novità per le imprese e cioè sconti fiscali a quelle che faranno investimenti nel 2016.

Si vocifera che, gli stessi benefici verrebbero estesi anche agli investimenti effettuati alla fine dell'anno in corso.

I benefici si riferiscono all'ammortamento da contabilizzare non al 100% ma al 140% con vantaggi enormi. Nella stessa legge vi saranno misure riguardanti la riduzione delle società partecipate pubbliche, con una nuova ristrutturazione delle rimanenti. Da ultimo, se tra i Sindacati e Confindustria non si raggiungerà un accordo sulla riforma delle contrattazioni, interverrà il governo privilegiando l'interesse generale.