Al via l’Ipo più grande d’Italia: Poste salta in borsa con rivalse economiche ma anche grande appeal sull'immaginario, visto che Poste per molti risparmiatori è vista come porto di sicurezza. Verrà collocato sul mercato e presso gli investitori istituzionali e in retail il 34,7% della torta azionaria, destinata a rivalutarsi al 38% per il cumulo aggiuntivo del cosiddetto greenshoe. Fatta la tara delle commissioni bancarie, si attende in cassa un flusso di 3,38 miliardi.

Le condizioni di favore per i dipendenti. Il bonus share

Ogni azione si apprezza intorno a 6-7,50 euro, ma il prezzo definitivo verrà confermato a due giorni dal termine dell’asta, quindi il 22 ottobre.

Il lotto minimo è per ora fissato a quota 500 azioni, che potrebbe ribassarsi in caso di eccesso di domanda. Veniamo ai dipendenti. Per gli impiegati di Poste il pacchetto minimo viene scontato a 50 azioni. Inoltre per coloro che conservano le azioni in portafoglio per un anno verrà concesso un bonus: un’azione gratuita per ogni 20 acquistate. È il cosiddetto bonus share, o assegnazione gratuita di azioni, che incide per il 10% e per il 5% sui lotti successivi. Quest’ultima disposizione, il bonus share al 5%, è valida anche per i risparmiatori. Azione di stimolo vuole essere la possibilità per i dipendenti di richiedere la riscossione del Tfr per acquistare le azioni. Attenzione dunque alla volata del 26-27 ottobre, quando si apriranno le negoziazioni.

Resta l’alea del rischio, dato che si tratta pur sempre di una operazione borsistica e come tale sottoposta alle isterie del mercato.

Rischi per i dipendenti dalla privatizzazione?

Nel piano di Poste sono computati ben 8000 collocamenti nell’orizzonte del 2020. Faranno posto ai nuovi assunti in questo torno temporale coloro che sceglieranno l’esodo volontario che finora pare abbia funzionato: negli ultimi due anni le adesioni volontarie all’uscita hanno consentito l’immissione di 4000 persone in organico.

Il saldo resta ancora incerto appunto perché l’uscita avviene su base discrezionale. Sindacati e parte dei lavoratori non si sentono troppo sicuri e per questo hanno alzato la voce, in prima linea Susanna Camusso, leader Cgil, contro la privatizzazione dell’Istituto. Il premier Matteo Renzi invece ha celebrato il debutto della grande signora come un’altra #voltabuona.