È davvero magro il bottino rastrellato dalla spending review, con grande mortificazione delle attese. Non si può dire che i tecnici non siano andati a bussare ai vari ministeri, ultimo quello della Difesa di Roberta Pinotti, che subito ha ingrugnito il muso contro eventuali sforbiciate su F35 e sulle risorse impiegate per l’addestramento. Il motivo è stata l’emergenza internazionale. L’unica che ha risposto all’appello è stata Beatrice Lorenzin, che ha messo sul piatto 2 miliardi da racimolare attraverso l’efficientamento del sistema sanitario.

Ma la cifra totale è davvero troppo spicciola per essere determinante fra le coperture della manovra.

Commissari alla spesa: il solito film

Ai tempi del governo Letta il commissario alla spesa Carlo Cottarelli aveva fatto una stima molto ambiziosa, valutando la spesa in 18 miliardi. Cifra ambiziosa, appunto, irraggiungibile con i soli tagli ai costi della politica che Cottarelli aveva indicato. Forse al governo Renzi non piaceva che i costi della politica fossero il nerbo dell’operazione sforbiciata, forse non amava il tecnico, sta di fatto che Cottarelli andò via. L’incarico viene affidato a Yoram Gutgeld, del ghota renziano del Pd, e a Roberto Perotti, 54enne nel ticket dei bocconiani. È soprattutto Perotti a prendere l’impegno di cercare risorse nei gangli degli sprechi.

Grazie al suo lavoro il governo può arrivare ad aprile e annunciare con il Def ben 10 miliardi di tagli, forse sotto la pressione di Bruxelles che pretendeva audacia su questo fronte.

Ma una settimana fa venti dicono che si è consumato lo strappo tra Perotti e il premier: Perotti ha letto la Legge di stabilità e sorpresa, del suo lavoro non c’era più traccia: tagli ai ministeri, alle partecipate, agli stipendi d’oro, tutto polvere sotto il tappeto.

La dote della spending review è di soli 6 miliardi, la metà di quanto preventivato ad aprile e quasi un terzo delle stime di Cottarelli. Renzi ha tentato di riportare il bocconiano nel club, ma Perotti non ci sta a fare solo l’esperto di marketing e torna a fare il professore. Ultimo a decadere è stato Enrico Bondi, colui che aveva assistito alla rianimazione della Parmalat.Una moria particolare determina il destino dei commissari, prima hanno l’incarico poco dopo la buon’uscita senza che valga il loro lavoro, come a dimostrare che ci sono limiti invalicabili; mai spingersi sui privilegi della politica. Insomma, maledizione di Ulisse.