Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri il decreto legge salva banche che eviterà il ricorso al bail-in, in piena conformità con quanto previsto in tema di gestione delle crisi. Se questo era l’obiettivo di fondo, il governo ci è arrivato non senza però qualche sacrifico. Il Fondo di risoluzione dovrà infatti somministrare 3,6 miliardi di euro alle quattro banche malate. Circa 1,7 miliardi saranno riservati a copertura delle perdite delle banche originarie, circa 140 milioni serviranno a fornire alla bad bank un capitale capitale minimo necessario a operare, circa 1,8 miliardi serviranno a ricapitalizzare le banche buone ('banche ponte'), che saranno poi vendute.

I 3, 6 miliardi di euro sono i contributi di vari istituti di credito al Fondo di risoluzione. La liquidità che necessita il Fondo di Risoluzione per iniziare a operare sarà anticipata da due canali di credito. Un primo canale, quello privilegiato finanziato da tre grandi banche Unicredit, Intesa Sanpaolo, e UBI Banca), a tassi di mercato e con scadenza entro massimo 18 mesi. Il secondo canale di credito verrà attivato subito grazie all’aiuto finanziario di 208 banche del sistema non-Bcc, che provvederanno ad iniettare liquidità per un totale di 2 miliardi di euro.

Tutela della continuità del credito e dei correntisti senza trattamenti speciali

L’obiettivo del decreto legge è dunque non solo quello di salvare banca CariFerrara, Banca Marche, banca Etruria e CariChieti, ma altresi’ quello di tutelare i correntisti attraverso la continuità dell’attività creditizia.

L’entrata in vigore del decreto legge è prevista per oggi 23 novembre 2015. Il decreto legge, non contempla alcuna forma di utilizzo diretto o indiretto di fondi pubblici per salvare le banche malate. Verrà usato semplicemente un meccanismo di risoluzione che prevede innanzitutto di separare la parte sana (banca -ponte) delle 4 banche dalla parte malata per via dei crediti in sofferenza.

L'Unità di Risoluzione di Bankitalia gestirà il Fondo di Risoluzione, alla cui guida ci sarà Stefano De Polis. Le 4 nuove 'banche -ponte' controllate dall’Unità di Risoluzione della Banca d'Italia, saranno gestite da Roberto Nicastro, ex Direttore di Unicredit, il cui scopo sarà quello di venderle, sempre attraverso il rispetto delle procedure di mercato in modo da garantire la massima trasparenza.

I ricavi della vendita delle 4 banche buone ritorneranno indietro nel Fondo di Risoluzione. Il trattamento che verrà riservato alle 4 'bad bank' (prive di licenza bancaria) prevede sempre la messa in vendita delle stesse. I crediti in sofferenza al loro interno intanto, sono stati svalutati a 1,5 miliardi rispetto all'originario valore di 8,5 miliardi, proprio per consentire a tali crediti di difficile recuperabilità di esser alienati più velocemente possibile. I potenziali acquirenti saranno specialisti nel settore del recupero crediti.

Cosa c’è dietro questa operazione?

Con questa operazione che sarà a carico delle banche italiane e dei suoi azionisti, si vuole evitare uno shock del sistema bancario, che come auspicano molti economisti non solo italiani necessita urgentemente di una completa ristrutturazione.

Sono molti infatti gli istituti bancari piccoli o medi di fatto insolventi. Intanto staremo a vedere se l’Unicredit, Ubi banca ed Intesa vinceranno la scommessa di recuperare negli anni successivi almeno una parte dei soldi erogati, attraverso la vendita delle banche risanate o dei loro asset. Per info sulle banche premi tasto segui.