La ligure Banca Carige e la toscana Mps sono le sorvegliate speciali di Piazza Affari dal 22 novembre scorso, ossia dal giorno in cui il governo Renzi ha approvato in seduta straordinaria il decreto cosiddetto "salva-banche" per evitare il fallimento o danni peggiori a favore di Banca Marche, Carife, CariChieti e la quotata Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio.

In particolare, i titoli dei due istituti di credito sono stati letteralmente massacrati dalla borsa visto che Rocca Salimbeni, così come è anche nota la banca di Siena, ha perso più di 1,5 miliardi di valore, mentre la banca di Genova ha perso più di 400 milioni.

E attualmente i due titoli hanno una capitalizzazione inferiore al controvalore degli ultimi aumenti di capitale completati lo scorso anno, tra fine primavera e inizio estate: 3 miliardi per Mps e 850 milioni per Carige.

Mps e Carige, oltre al rischio bail-in

Sicuramente l'elemento che preoccupa di più analisti, broker, investitori, speculatori e piccoli risparmiatori è legato al tema del bail-in, la direttiva europea recepita dal governo italiano ed entrata in vigore dallo scorso 1 gennaio, per gli interventi da effettuare nel caso di banche da risanare. Ovvio che due istituti di taglia così grande rispetto alle 4 banche già salvate dall'esecutivo-Renzi hanno un tasso di speculazione nettamente superiore, tanto più che Rocca Salimbeni dalla ricapitalizzazione giugno è diventata di fatto una public company.

Il timore principale è legato al fatto che i vertici dei due istituti non siano ancora riusciti a completare la lunga fase di ristrutturazione e rilancio che va avanti da anni: basti considerare che dal 2011 allo scorso anno, la sola Mps ha lanciato tre aumenti di capitale per un valore complessivo superiore ai 10 miliardi.

E ancora non basta, come dimostra l'andamento di borsa.

Pesa il rischio del consolidamento su Carige

Ma va tenuto conto che anche in applicazione del normativa sul riordino e riassetto del sistema della banche popolari soprattutto Carige sconta il potenziale rischio di non trovare un partner. Nonostante la presenza nel capitale di due ricchi industriali, la famiglia Malacalza, primo azionista con il 17,58% e Gabriele Volpi, che segue con il 5% (anche se la quota potrebbe essersi incrementata nei corso degli ultimi mesi), per la banca genovese urge trovare un alleato.

Il più indicato, da tempo, era la Bpm. Ma ora la Popolare di Milano è impegnata in un altro risiko: quello che dovrebbe portarla in sposa al Banco Popolare.

Così per Carige non restano molte opzioni visto che Ubi Banca non pare interessata e se in passato era circolato il nome altisonante di Intesa Sanpaolo, ora le cose sono nettamente differenti

Per Mps un partner straniero?

Lo stesso discorso va fatto per l'istituto toscano che però ha un altro problema: le dimensioni. Mps e' difatti la terza banca italiana e quindi non è facilmente scalabile o comprabile. SI era parlato in passato della stessa solida Ubi ma per ora pare che il cantiere non sia percorribile. Anche in questo caso era circolata l'ipotesi Intesa ma unire la prima e la terza banca italiana avrebbe avuto un nodo-Antitrust.

Così non è da escludere che Rocca Salimbeni prima o poi finisca in mani stranieri. C'è la francese Bnp che attraverso la romana Bnl potrebbe provarci. Erano già circolati i nomi della spagnola Santander e della tedesca Commerzbank. Quindi, per la banca presieduta da Massimo Tononi (ex Goldman Sachs) il futuro potrebbe parlare straniero.

https://it.blastingnews.com/economia/2016/01/mps-e-carige-sorvegliate-speciali-il-bail-in-rischia-di-far-saltare-il-banco-00729227.html

https://it.blastingnews.com/economia/2015/12/etruria-o-veneto-banca-sono-casi-isolati-00704795.html