Domani, lunedì 4 gennaio, sarà un giorno importante per Borsa Italiana. Uno dei simboli del Made in Italy, la Ferrari, debutterà sul listino milanese. Sarebbe un successo per la piazza finanziaria milanese, se non fosse che il Cavallino Rampante ha già fatto il suo debutto in pompa magna, lo scorso 21 ottobre sul listino di New York: anche se finora l'andamento del titolo a Wall Streetnon è stato certo brillante, visto che il prezzo di ipo, 52 dollari per azione, è assai lontano, visto che a fine 2015 trattava a 48 dollari.

Ferrari bis, ma a cosa serve?

La scelta del cosiddetto dual listing (titolo azionario di una società quotato su due differenti piazze finanziarie) pare essere quasi un contentino al sistema-Paese Italia, visto che da quando Fiat ha definito l'operazione Chrysler ha via via allontanato da Torino e quindi dall'Italia il suo quartier generale vero e proprio. Ora le operazioni di natura industriale, infatti, si definiscono a Detroit, mentre quelle legali e fiscali si dipanano tra Londra e Amsterdam. Al Lingotto è rimasto ben poco, salvo la formalità. Visto che poi il gran capo, Sergio Marchionne, trascorre la gran parte del tempo proprio negli Usa.

Quindi, la scelta di portare il titolo Ferrari sul mercato azionario di Milano, come secondo listino, non è un'operazione di successo, semmai di maquillage e poco più.

Sarà sì possibile, per l'investitore e il risparmiatore italiano, comprare titoli della scuderia di Maranello, ma non sarà mai come averle comprate a Wall Street.

Domani pure la benedizione di Renzi

E che la mossa di portare la Ferrari a Piazza Affari sappia molto di operazione di marketing lo dimostra il fatto che il premier Matteo Renzi, di ritorno dal soggiorno a Courmayeur, sarà a Milano nella sede di Palazzo Mezzanotte per celebrare il debutto bis del Cavallino.

A riprova che l'asse tra il governo e la casa automobilistica di Torino è sempre più forte e indelebile.

Non capita certo tutti i giorni che un presidente del Consiglio presenzi alla quotazione di una società privata. Chissà se si e' fatto vedere per l'ipo di Poste Italiane, la quotazione più importante registrata l'anno scorso da Borsa Italiana.

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