I titoli che compaiono su Google sono inequivocabili: disagio sociale e disoccupazione in aumento, hanno strillato tutti i media italiani dopo la diffusione dei dati del "Mic, misery index confocommercio", che ogni mese misura la povertàdel paesein relazione alla disoccupazione estesa (che sarebbe quell'indice che mette insieme disoccupati, cassaintegrati e semplici scoraggiati) e alla variazione percentuale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto. A differenza del più tradizionale "Mi, misery index", il Mic, dice Confcommercio., sarebbe calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale.

I dati sono, nella misura percentuale, sono decisamente infinitesimali, ai limiti dell'irrilevanza. Confcommercio, con il suo sistema, avrebbe registrato un "leggero" aumento del disagio sociale, che sarebbe salito da 19,0 a 19,2 punti; ladisoccupazione estesa sarebbe cresciuta al 15,2 per cento (+ 0, 1 per cento); rimarrebbero invariati, invece, i prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto (- 0,1 per cento a novembre 2015). Come è evidente si tratta di variazioni minime e che sembrano in plateale contraddizione con i dati che sono statiforniti da Istat e rilanciati dal governo.

Secondo Confcommercio, rispetto a novembre, il disagio sociale è in aumento, seppure di soli di due decimi di punto, a causa di una ripresa ancora eccessivamente lenta dell’economia che “stenta ad assumere ritmi di sviluppo sostenuti”, si legge nel comunicato.

Per quanto riguarda le cifre l'occupazione, Confcommercio ha spiegato che a novembre e dicembre il tasso di disoccupazione si sarebbe attestato all’11,14 percento, mentre il numero dei disoccupati sarebbe aumentato di 18 mila unità.

Confcommercio, inoltre, afferma che sarebberoin aumento gli scoraggiati e cioè di quelle persone che sono in cerca di lavoro e immediatamente disponibile a lavorare.

Se questi dati vengono messi in relazione all’aumento dei disoccupati ufficiali e alla riduzione della cassaintegrazione, la somma finale dimostrerebbe che il tasso di disoccupazione sarebbe arrivato al 15,2 per cento.

Il report, nonostante l'apparente discrezionalità dei calcoli di Confcommercio e la contraddizione con i dati più recenti di Istat, hanno però scatenato il catastrofismo giornalistico dei media italiani.

Per i lettori diventa ogni giorno più difficile orientarsi, preso com'è fra due fuochi. Da una parte il trionfalismo metodico del governo e della maggioranza, dall'altra report come quelli di Confcommercio che inducono al pessimismo. Il problema, ovviamente, non è solo di comunicazione. Il pessimismo spinge il consumatore alla sfiducia e ad avere un atteggiamento conservativo e quindi a contribuire alla contrazione della spesa.